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  • Tasse, niente agevolazioni fiscali e sempre più anziani: così l’Alto Molise rischia di scomparire. ‘Avvenire’ rilancia il tema su scala nazionale

    Indice di invecchiamento del 372 per cento, ovvero per ogni ragazzo sotto i quindici anni ci sono 3,72 persone che di anni ne hanno più di sessantacinque. Succede ad Agnone e nei dodici paesi del circondario, quindi Belmonte del Sannio, Capracotta, Carovilli, Castel del Giudice, Castelverrino, Pescopennataro, Pietrabbondante, Poggio Sannita, San Pietro Avellana, Sant’Angelo del Pesco, Vastogirardi. E’ l’attacco del pezzo del giornalista Igor Traboni pubblicato da “Avvenire”, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, nell’edizione di ieri. Il giornale dei vescovi, dunque, torna a riaccendere i fari sull’Alto Molise, terra minacciata dallo spopolamento e dal fenomeno collegato dell’invecchiamento della popolazione residente.

    Una terra per vecchi e di vecchi, questo è diventato il territorio di confine tra l’Abruzzo e il Molise. «Secondo un rilevamento, – spiega il giornalista su Avvenire è l’indice di invecchiamento più alto d’Italia; il dato nazionale è del 180 per cento e quello del Molise, che con i suoi 280 mila residenti è oramai come un quartiere di Roma, è del 240 per cento». «Paesi immersi in una natura mozzafiato, ma difficili da raggiungere per le strade a pezzi. – spiega Traboni – E dove è difficile restare senza servizi primari, fosse anche una farmacia, un alimentari o anche il classico “prete per chiacchierar”, perché in questa che è diocesi di Trivento, da alcuni mesi accorpata in persona episcopi a Isernia-Venafro, i sacerdoti di parrocchie da curare ne hanno più di una».

    Chiacchiere, nel senso di ascolto vero, che invece fa don Alberto Conti, direttore della Caritas diocesana: «Di recente abbiamo aperto due Centri d’ascolto geriatrici, con un geriatra a disposizione degli anziani per curare non solo quelle che sono le ferite del corpo, ma anche dell’anima, con le buone relazioni. Stiamo inoltre sperimentando un intervento di welfare leggero, che abbiamo chiamato “Nella vecchiaia daranno ancora frutto”. Cerchiamo così di accogliere l’istanza di attenzione e cura di anziani fragili e soli, sconosciuti ai servizi, che vivono la solitudine dei paesi spopolati e la lontananza dagli affetti familiari. Il nostro obiettivo è quello di favorire la permanenza delle persone anziane, affette da patologie croniche, nel proprio ambiente di vita. Il servizio prevede la messa a disposizione di operatori socio-sanitari per l’assistenza nell’acquisto e nella corretta assunzione dei farmaci, lo svolgimento di piccole commissioni, il disbrigo di pratiche amministrative, contatti con il medico di medicina generale, teleassistenza, attività di svago; sarà attivo per almeno 12 ore settimanali e garantirà accoglienza, ascolto telefonico quotidiano e visite domiciliari periodiche del geriatra per attività di monitoraggio dello stato di salute dell’anziano».

    «Sul “fronte” della “restanza” c’è anche Maurizio D’Ottavio, direttore de l’Eco dell’Alto Molise, quotidiano online gemmato da un mensile cartaceo – diretto da Vittorio Labanca – che da ben quarantaquattro anni finisce agli emigrati abbonati, dall’Australia al Canada», scrive ancora Traboni, che poi lascia la parola al collega molisano: «La realtà del territorio cerchiamo di raccontarla tutti i giorni, ascoltando le persone, gli amministratori, ma non è semplice perché quello che ne viene fuori non sempre incoraggia i residenti a restare, a cominciare dai giovani, che dopo il conseguimento del diploma o della laurea vanno via. – spiega il nostro direttore ad Avvenire – Dal nostro osservatorio, non vediamo azioni concrete da parte delle istituzioni: la legge sulla montagna, licenziata in Regione, non è mai stata finanziata. Ma serve soprattutto una fiscalità di vantaggio, perché non possiamo pagare le stesse tasse di chi vive lungo la costa: qui i termosifoni devi accenderli 10 mesi l’anno e quando arrivano le bollette sono dolori. E servono servizi, che invece vengono smantellati: l’ospedale di Agnone fino a poco tempo fa aveva trecentoventi addetti, oggi appena cento».

    E sul giornale dei vescovi trova spazio anche Daniele Saia, nella sua duplice veste di sindaco e presidente della Provincia: «L’indice di invecchiamento più alto d’Italia mi sembra un’esagerazione – esordisce, ma senza nascondersi dietro un dito –. Però indubbiamente è un tema sociale. Va applicata la famosa “Strategia nazionale delle aree interne”, che deve agire soprattutto su sanità, trasporto e scuola. E poi serve generare lavoro: questa è una sfida culturale perché qui non ci sono aziende che producono ricchezza. Ma le misure vanno studiate secondo le caratteristiche del territorio. Si vuol fare turismo? Ma pensiamo a che tipo – culturale, enogastronomico, religioso – associandolo a servizi di livello. Oppure ripartire dall’artigianato: Agnone è famosa per la lavorazione dei metalli, oro, argento, rame, bronzo, con la fonderia pontificia più antica d’Italia. Qualche orafo sta ricominciando, è un segnale. Da amministratore, ma anche da cittadino – conclude Saia –, non chiedo politiche di favore, ma l’attuazione di quei principi di sussidiarietà e solidarietà sanciti dalla Costituzione».

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