«Non possiamo realizzare un nuovo ospedale qui ad Agnone, come mi chiede continuamente il vostro sindaco Saia, che ormai mi stalkerizza, ma dobbiamo spendere i soldi che già abbiamo assegnati in un luogo strategico per tutta la provincia di Isernia, altrimenti costruiamo una cattedrale nel deserto e sarebbe come prendere in giro noi stessi e i molisani». Così Donato Toma, in veste di commissario alla sanità regionale del Molise, nei giorni scorsi durante la seduta monotematica del Consiglio comunale di Agnone sulla sanità. Dopo aver annunciato, per l’ennesima volta, che il “Caracciolo” di Agnone diventerà nei fatti, e non solo sulle carte ufficiali, un ospedale di area particolarmente disagiata, il governatore-commissario ha risposto ad alcune sollecitazioni arrivate proprio dal sindaco Saia. Un ospedale nuovo ad Agnone, ultimando magari quei lavori avviati in un’altra epoca e mai terminati, visto che ci sono dei fondi destinati proprio a tale scopo. Il presidente Toma è stato chiaro e categorico: una cattedrale nel deserto non sarebbe utile a nessuno. Dunque proposta bocciata.
«Se avremo, in futuro, la possibilità economica di dare ad Agnone una nuova struttura, volentieri, ma in questo momento non è possibile. – ha precisato il commissario governativo della sanità regionale del Molise – Se invece riusciamo a fare un accordo di confine con l’Abruzzo, il discorso potrebbe cambiare». E rispolvera un vecchio argomento, più elettorale che di programmazione, tirato fuori all’occorrenza da questo o quell’assessore regionale, sia in Abruzzo che in Molise. Fare sistema, ma nero su bianco, con un accordo di confine appunto, tra gli ospedali di Agnone, Castel di Sangro e Isernia e magari anche Atessa. Una specialità per ciascun ospedale, l’ortopedia a Castel di Sangro magari, la cardiologia a Isernia e chissà cosa altro ad Agnone. Quasi un unico ospedale, una sola entità, ma dislocata territorialmente in tre città diverse, una sorta di dogma trinitario applicato alla sanità ospedaliera. Un progetto che farebbe impennare il bacino di utenza potenziale, perché anche in sanità, in fin dei conti, servono i numeri, i clienti, che nel caso di specie si chiamano pazienti, e non sarà certo un caso.
«Il problema non sono le strutture, perché se hai i soldi le costruisci, – ha precisato Toma al cospetto dell’assise civica – ma la grave carenza che ci preoccupa è quella di personale: mancano circa 930 unità, tra medici e paramedici. Stiamo assumendo a step, partendo dalle urgenze, a tempo indeterminato, perché altrimenti non viene nessuno, non solo ad Agnone, ma in Molise nella sua interezza. Abbiamo assegnato una serie di primariati, come ci suggeriva da tempo il vostro assessore Di Nucci, perché senza primari i reparti sono ancor meno attrattivi per il personale». Passando poi all’ospedale cittadino in particolare, Toma ha assicurato assessori e consiglieri: non solo mantenere i servizi presenti, ma addirittura potenziarli.
«Ad Agnone sta arrivando una nuova Tac, è questione di giorni, una apparecchiatura a 128 strati. – ha annunciato Toma – Dall’Asrem mi hanno confermato che è in corso l’acquisto, ma questa è materia dell’azienda sanitaria appunto, non tanto del commissario. C’è stata l’assegnazione di un operatore socio sanitario al “Caracciolo”. Abbiamo assegnato un medico di medicina interna e stiamo facendo un grande lavoro per mantenere aperto il Laboratorio analisi. Sia chiaro, – ha sottolineato – non possiamo avere tutto qui ad Agnone, per questioni di razionalizzazione, ma non permetterò di chiudere il laboratorio analisi di Agnone perché, come dice qualcuno, si fa già tutto a Isernia. Se non ho un laboratorio analisi ad Agnone non posso andare a contrattare con l’Abruzzo, per questo lo voglio mantenere aperto. Abbiamo inviato una dirigente biologa, prenderà servizio nei prossimi giorni e questo significa mantenere aperto il laboratorio analisi. Inoltre abbiamo attivato il teleconsulto in cardiologia, perché anche sulla telemedicina abbiamo degli obblighi da rispettare nei confronti di Roma.
Sulla lungodegenza, altro tema che il vostro sindaco mi sottopone in continuazione, ho dei seri dubbi invece. La lungodegenza in ospedale non va bene, si fa piuttosto nella rete territoriale, quindi fuori dall’ospedale. Dobbiamo riservare agli acuti gli ospedali e, altra cosa importante, dobbiamo prevedere una aviosuperficie nei pressi dell’ospedale, per permettere l’atterraggio dell’elisoccorso. Ad Agnone non c’è, la dobbiamo fare e sta a me trovare i soldi».
Infine, a ruoli ribaltati, è stato Toma a fare una domanda al sindaco Saia: «La chirurgia ambulatoriale sta funzionando o no?». E lì Saia ha dovuto ammettere che al momento si tratta di modesti interventi, roba da chirurgia ambulatoriale. «Per fare una day surgery vera ce ne vuole, – ha replicato Toma – ora avete un ambulatorio chirurgico. E’ vero, stiamo facendo dei piccoli passi, perché qui era scomparsa completamente la chirurgia. Adesso si tratta di fare interventi di adeguamento sulle sale operatorie. Una volta adeguate le sale operatorie si può passare ad una chirurgia non ambulatoriale, ma vera e propria. A piccoli passi stiamo andando avanti».