Il recente studio sulla demografia delle Aree Interne affidato al CNEL dal Ministro per gli affari europei, il Sud e le politiche di coesione nell’ambito della stesura del nuovo Piano strategico nazionale delle aree interne ci consegna una fotografia impietosa dello spopolamento e della marginalizzazione di molte aree interne del nostro Paese.

E fa discutere molto il passaggio per «l’accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile» di alcune aree interne, in particolare quelle che vivono già con una struttura demografica compromessa e in una fase di forte declino.

«La vicenda viene banalmente liquidata paragonando queste aree interne a una sorta di malato terminale che non può guarire e pertanto va accompagnato verso una fine “socialmente dignitosa”. – commentano Marco Bussone, presidente nazionale Uncem, e Candido Paglione, presidente Uncem Molise – Se così dovesse essere, questa sarebbe la fine della Politica e soprattutto la fine della coesione del nostro Paese, alla quale tutti lavoriamo da sempre. Infatti, stiamo progettando e investendo sulle Aree interne e montane proprio con l’attuale e la nuova Programmazione, mettendo insieme la SNAI (Strategia nazionale per le Aree Interne) le Green Community e la Strategia per la Montagna, sostenendo gli investimenti pubblici e le imprese, proprio per superare le sperequazioni territoriali e favorire la riorganizzazione istituzionale, la governance e il lavoro insieme dei comuni.

Per questo chiediamo al Ministro Foti e al Vicepresidente della Commissione UE Fitto di stralciare il paragrafo che ritiene lo spopolamento come un fatto irreversibile e di adoperarsi in modo convinto, invece, per individuare subito un’Agenda europea e nazionale per le Montagne e per le Aree Interne, proprio come è stato fatto con la scrittura dell’Agenda Urbana. In questo modo contrastiamo lo spopolamento. Che, secondo Uncem, non è affatto ireversibile».