«Non dobbiamo fare solo chiacchiere, ma produrre atti ufficiali che possano agevolare la salvezza dell’ospedale “Caracciolo” di Agnone». Così Franco Paoletti, medico proprio in quella struttura sanitaria e attualmente consigliere comunale di opposizione ad Agnone, intervenendo nel corso della riunione sul web organizzata dal consigliere regionale Andrea Greco.
L’esponente della minoranza ha preso la parola subito dopo le dure accuse scagliate contro l’Asrem dal vicesindaco Giovanni Di Nucci. Il numero due dell’amministrazione Saia ha puntato l’indice contro l’azienda sanitaria e il direttore generale Florenzano accusandoli di perseguire un disegno finalizzato alla chiusura del “Caracciolo” e dei servizi sanitari sul territorio. A rischio, secondo il vicesindaco, anche il centro tamponi attivato presso l’ex chalet: «Con una sollecitudine inspiegabile stanno tentando di chiudere il centro tamponi di Agnone».
Andare oltre le accuse e gli indici puntati e proporre soluzioni, questa la sintesi della posizione espressa invece dal consigliere Paoletti. «Nei giorni scorsi, in Consiglio comunale, abbiamo approvato all’unanimità il famoso documento estivo, un progetto operativo per salvare e rilanciare l’ospedale. – ha spiegato l’esponente della minoranza – Ora, il passo successivo, come ha già ipotizzato il capogruppo Vincenzo Scarano, è quello di far condividere quel documento a tutti i Comuni che rientrano nella Snai, di cui Agnone è capofila. Trentatré delibere, sottoscritte da altrettanti Consigli comunali, per portare più forza politica al tavolo della Presidenza della Regione Molise. La Snai rappresenta e coinvolge circa quarantamila molisani e non mi pare certo una cosa da poco. Non importa il colore politico, ma ciò che potremmo riuscire ad ottenere se mettessimo insieme le nostre forze e le nostre istituzioni».
Il medico e consigliere comunale ha fatto poi una sorta di radiografia all’ospedale, fotografando quindi la situazione attuale. «Il “Caracciolo” è un paziente in rianimazione, – ha spiegato Paoletti – al quale stanno togliendo anche l’ossigeno. All’ingresso non c’è nessuno che prende la temperatura, attraverso la soglia e non trovo nessuno in portineria per chiedere una informazione. Faccio altri dieci metri e vedo la serranda del bar chiusa, un corridoio completamente vuoto. C’è uno scoramento evidente. Mi chiedo quanto potranno durare, in queste condizioni, i medici e il personale che attualmente lavora lì? Ricordo che in Dialisi, ad esempio, c’è solo un dirigente medico che ha difficoltà anche ad andare in ferie.
In Medicina ci sono solo due medici e poi si cerca di tamponare con gli ordini di servizio, ma non si fa sanità sul territorio a colpi di ordini di servizio. E con un solo dirigente medico la continuità assistenziale può venir meno, perché quell’unico medico può avere un qualsiasi impedimento e non può prendere servizio, avrà delle ferie da fare e quel servizio viene interrotto e questo non è possibile, è anche pericoloso.
Partiamo dalle cose necessarie: è necessario riaprire il bar, riattivare un centralino, è necessario nominare un primario e se non c’è si prenda un professore dall’Unimol come fatto a Campobasso, assumere medici in Medicina, dare al distretto un referente presente sul posto, ad Agnone, abbiamo anche il medico che ha i requisiti, basta nominarlo, con una delibera che comporterebbe cinque minuti di tempo. Fatto il necessario, si passa a fare il possibile. Piccole cose: assumere infermieri e operatori, dotare di defibrillatori i reparti, utilizzare le sale operatorie, per le quali sono stati spesi quattrocentomila euro di soldi pubblici, anche per snellire le liste di attesa di altri ospedali. Fatte anche le cose possibili, le cose impossibili verranno automaticamente. Non possiamo avere una Tac del medioevo, abbiamo diritto ad avere una Tac, magari anche con una refertazione on line. Sono cose fattibili ed essenziali, di basso costo. Dobbiamo solo capire se c’è volontà politica in azienda e in Regione».
Francesco Bottone