Gli agnonesi hanno smesso, ormai da tempo, di credere a Babbo Natale e anche alla Befana. L’annunciata riapertura delle sale operatorie per interventi in day surgery, un giorno a settimana dal primo gennaio prossimo, desta più di qualche perplessità, soprattutto tra gli addetti ai lavori. E credere alle parole del commissario Toma e del Dg Asrem Florenzano risulta davvero difficile vista la situazione che si registra, oggettiva e riscontrabile, in ospedale. Già Bruno Delli Quadri, sindacalista della Cisl FP, ha sottolineato come sarà realisticamente difficile rispettare la scadenza di riapertura delle sale operatorie fissata addirittura per Capodanno perché manca letteralmente una pianta organica, risorse umane, medici specialisti, infermieri, portantini, in grado di far funzionare in sicurezza quelle strutture nuove di zecca e ancora inutilizzate.
E fonti interne al “Caracciolo” evidenziano un altro problema ostativo: la mancanza di strumentazioni, i ferri che solitamente si utilizzano all’interno di una sala operatoria. Visto che le strutture del “Caracciolo” servivano solo a prendere polvere, non utilizzate appunto, qualcuno ha pensato bene di trasferire i ferri del mestiere in altri ospedali dove effettivamente servivano. Pare dunque che gli strumenti da chirurgo siano finiti nelle sale operatorie di Isernia e Campobasso. Le apparecchiature elettroniche, quelle più ingombranti, sono ancora lì, dentro l’ospedale di area disagiata di Agnone, ma i ferri, facilmente trasportabili, sono finiti altrove. Questo riferiscono fonti interne all’ospedale altomolisano. Indiscrezione non confermata, tuttavia, dal sindacalista Delli Quadri, il quale sostiene che «una dotazione base di ferri è stata sempre presente nelle sale operatorie» di Agnone.
Oltre a ripristinare una pianta organica di professionisti «degna di un ospedale e non di una Rsa», come ha già sottolineato il sindacalista agnonese, l’Asrem dovrà preoccuparsi di far tornare alla base, eventualmente, tutta la dotazione di ferri che serve in una sala operatoria operativa e funzionante. Al di là della questioni ferri, tuttavia, i problemi seri da risolvere sono ben altri, come sottolinea Delli Quadri appunto. Ad esempio al “Caracciolo” manca un medico cardiologo. Si pensa di operare una persona dopo una consultazione cardiologica avvenuta da remoto, inviando chissà dove un elettrocardiogramma in visione ad un cardiologo fisicamente in servizio presso un altro ospedale? Ci sono le condizioni di sicurezza minime per intervenire? Idem per un torace, altro esame propedeutico all’ingresso in sala operatoria. Chi controllerà le lastre? Un radiologo sempre da remoto? O si pensa di inviare i pazienti altrove per effettuare gli esami e gli accertamenti per poi tornare ed essere operati ad Agnone? Altro che day surgery, ci vorranno settimane per poter effettuare un singolo intervento. Inoltre, andrebbe controllato il microclima all’interno delle sale operatorie, rimaste ormai in disuso per cinque anni abbondanti.
Eventuali contaminazioni, patogeni e via elencando, sarebbero un problema in un sala operatoria che invece deve essere sterile per definizione. Senza parlare di tutta la dotazione farmaceutica che serve per praticare il più semplice degli interventi chirurgici. Inoltre, come sottolineato dallo stesso Delli Quadri della Cisl FP, mancano e a breve ne mancheranno altri ancora, quei servizi di supporto ad una sala operatoria a pieno regime. Una infermiera del laboratorio analisi, ad esempio, è ormai prossima al pensionamento. Al momento non risultano decisioni né azioni concrete, da parte dell’Asrem, finalizzate a rimpiazzare l’indispensabile figura professionale. O si pensa di fare chirurgia senza un laboratorio analisi funzionante? Domande e dubbi che giriamo, per competenza, al direttore generale dell’Asrem e al commissario Toma, in attesa di cortese riscontro.
Insomma, come dice Delli Quadri con una battuta illuminante ed esplicativa, «dopo cinque anni di chiusura, non basta girare la chiave e aprire la porta per rimettere in funzione una sala operatoria». Ed è ancora da accertare, tra l’altro, chi opererà al suo interno, quali medici, di quali strutture, con quali rapporti contrattuali con l’Asrem. Tutte questioni che dimostrano come il Capodanno passerà, ma le sale operatorie di Agnone realisticamente rimarranno chiuse. L’alternativa è che Florenzano, nelle vesti di superman, riesca a sanare tutte le lacune e carenze in termini di risorse umane e attrezzature, prima della data del primo gennaio prossimo. Ce la farà? La fiducia degli agnonesi è tanta, ma la realistica consapevolezza dei tempi biblici dell’azienda sanitaria alimenta più di qualche ragionevole dubbio.