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  • L’occasione persa del Covid hospital: solo Paglione fiutò l’opportunità, ma venne ignorato

    Ammonta a tre milioni di euro la somma spesa finora per i lavori di adeguamento strutturale per la Medicina Covid, il Pronto Soccorso, Radiologia, Riabilitazione e Gastroenterologia, e per l’ammodernamento del parco tecnologico. Sono stati acquistati, infatti, Tac, risonanza magnetica, ecotomografi, ventilatori polmonari, monitor multiparametrici, strumentazione per l’endoscopia digestiva e la riabilitazione. Succede a quaranta chilometri da Agnone, in val di Sangro, nella città di Atessa precisamente, dove a differenza di quanto accade in Alto Molise l’azienda sanitaria e la Regione mettono mano al portafogli invece che limitarsi agli annunci e agli spot propagandistici.

    Ma non è finita, perché per l’ospedale “gemello” di quello di Agnone sono già stati appaltati i lavori da 110 mila euro per la realizzazione del Distretto sanitario nei locali lasciati liberi dall’ormai ex Pronto Soccorso, mentre con i fondi del PNRR sono stati previsti la realizzazione di una Casa della comunità (1.4 milioni), un ospedale di Comunità (2 milioni) e l’acquisto di un telecomando radiologico digitale, un ortopantomografo e una risonanza magnetica da 1.5 tesla. In previsione anche la nuova Dialisi. Il “San Camillo de Lellis” beneficerà complessivamente di altri cinque milioni di euro da PNRR e un milione dal bilancio Asl. Ospedale “gemello”, appunto, perché anche quello di Atessa, come Agnone, è stato dichiarato presidio di area disagiata.

    L’unica differenza è che nel Chietino si spendono soldi in attrezzature e si inaugurano nuovi reparti, in Alto Molise invece si continua ad annunciare, ogni tre o quattro settimane, la riapertura delle sale operatorie, salvo poi ridimensionare il laboratorio analisi e “scoprire” che manca addirittura un cardiologo. E tutti quegli investimenti ad Atessa sono stati fatti e preventivati anche per dare “ristoro” ad un ospedale che ad avvio della pandemia è stato riconvertito in Covid Hospital appunto.

    Sin dalle prime settimane drammatiche del marzo 2020, in Abruzzo i ricoveri Covid furono affrontati in una logica di rete territoriale che comprendeva, appunto, anche Atessa. La politica, prima ancora che l’Asrem, e anche alcuni esponenti politici locali, disse «no» alla conversione del “Caracciolo” in ospedale Covid. Il risultato, due anni dopo, è sotto gli occhi di tutti: l’ospedale Covid di Atessa ha già goduto di investimenti per tre milioni di euro; Agnone vede sgretolarsi progressivamente gli ultimi servizi attivi, dal bar interno al Laboratorio analisi, con buona pace del sindaco Saia e del suo assessore alla sanità. Ad Atessa i fatti, ad Agnone le chiacchiere. Toma e Florenzano, non è difficile, basta copiare dall’Abruzzo.

    Sfruttare l’emergenza sanitaria per risollevare le sorti dell’ospedale “Caracciolo” di Agnone. L’unico ad aver fiutato l’opportunità offerta dalla pandemia fu, come al solito, il primo cittadino di Capracotta, Candido Paglione. La capacità di vedere oltre e di leggere ciò che accade in proiezione del futuro, sono due prerogative che al sindaco Paglione vanno sicuramente riconosciute. E infatti all’inizio della pandemia e dell’emergenza nazionale fu Paglione, in solitaria, a dichiarare coraggiosamente: «L’ospedale di Agnone va potenziato. Prendiamo quello che di buono può arrivare da questa situazione drammatica. Rompiamo gli indugi, le risorse ci sono, manca solo la volontà politica».

    Il sindaco guardava proprio a quanto stava accadendo nella vicina Atessa: il locale ospedale, ormai smantellato alla stregua del “Caracciolo”, venne ripescato e convertito in Covid Hospital. Manna dal cielo per una struttura ormai con il destino segnato, esattamente come per quella agnonese. Le sue idee e le sue proposte vennero ignorate. Il risultato? Un’occasione persa, forse l’unica, per salvare il salvabile e rilanciare il “Caracciolo”.

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