Lotta alla precarietà giovanile, con riforme dello stage e dell’apprendistato e la questione del salario minimo, tutela ambientale e transizione ecologica, scuola e università da riportare al centro dell’agenda. Sono i punti cardine del programma sui quali verterà la campagna elettorale di Caterina Cerroni, giovane dirigente Dem, originaria di Agnone.
Repubblica annuncia la candidatura della giovane politica agnonese alle prossime elezioni.
Di seguito l’intervista alla candidata molisana che correrà capolista al proporzionale della Camera in Molise e seconda in lista nel collegio di Roma che si chiama Lazio 1 P03.
Caterina Cerroni, 31 anni, è una dei 4 candidati capilista under 35 del Pd, di quella che presto è stata chiamata la generazione Erasmus del partito. Anche se la segretaria dei Giovani dem, in verità l’Erasmus non l’ha fatto.
“No, non ho potuto (ride, ndr). Quando ero all’università facevo la consigliera comunale ad Agnone. Ho iniziato a 19 anni”.
Giovanissima.
“Sì, come alle scorse Europee, quando sono stata la più giovane candidata del Pd”.
Non è andata poi male, oltre 30mila preferenze.
“Seimilasettecento solo in Molise, dove sono candidata ora, oltre che in una lista plurinominale di Roma. Cercherò di fare campagna in entrambe le realtà, d’altronde è la mia vita che è divisa in due da quando sono entrata nella direzione del partito”.
Tutti i candidati del Pd alle elezioni – Pare che nel partito contino molto su di lei.
“Eh pare di sì, che ci contino. Anche perché su di me convergevano vari aspetti. Un’esigenza territoriale, io sono molisana appunto, la mia regione non ha rappresentanza Pd in Parlamento e vogliamo sanare questo vulnus. Poi è stato il riconoscimento del mio percorso internazionale alla Unione Internazionale della Gioventù Socialista (di cui dal 2018 al 2021 è stata vicepresidente, ndr). Infine c’è la questione generazionale”.
Ecco i 4 giovani capilista del Pd – Temi cardine della sua campagna elettorale.
“Tre. Lotta alla precarietà giovanile, con riforme dello stage e dell’apprendistato e la questione del salario minimo, da affrontare. Tutela ambientale e transizione ecologica. Scuola e università da riportare al centro dell’agenda, dopo gli anni del Covid”.
Come avete fatto a piazzare 4 colpi in queste ore da lunghi coltelli?
“La mia, la nostra candidatura, è l’esito di una battaglia generazionale. Avevo visto che negli ultimi giorni di definizione delle liste era iniziato a emergere un problema. Così abbiamo chiesto uno spazio minimo e abbiamo unito le forze. Come con l’appello degli amministratori under 35. Per fortuna le nostre richieste hanno incontrato la sensibilità del segretario”.
Spazio minimo e anche sufficiente?
“Per ora direi di sì. Nelle condizioni date, con il taglio dei parlamentari che noi giovani dem abbiamo sempre criticato, perché sapevamo che avrebbe ridotto lo spazio di rappresentanza, direi che è sufficiente. Anche perché è stato difficilissimo inserirsi mentre montavano le polemiche. L’aria è stata veramente pesante. Con i rinvii della direzione che si susseguivano mentre i delegati erano già lì presenti. Però posso confermare che almeno non ci sono state risse”.
Almeno questo… non tutti avranno preso bene il vostro exploit.
“In realtà abbiamo avuto riscontri positivi proprio dai politici più esperti, sono stati i più felici”.
Non tutti lo sono nel Pd in questi giorni.
“Sì, ho visto però che Monica Cirinnà ci ha ripensato. E spero che anche Enzo Amendola accetti la candidatura”.
E la sua, di candidatura, se l’aspettava?
“Sì, me l’aspettavo. Come Giovani dem eravamo stati ascoltati diverse volte da Marco Meloni. E io stessa ho avuto modo di incontrare personalmente Enrico Letta all’ultima direzione, quella della chiusura del programma, dove siamo riusciti a far confluire nostri temi e anche a portare il tema della rappresentanza giovanile nelle liste. Quel giorno, il 13 agosto, abbiamo depositato il simbolo”
Era proprio destino.
“Beh sì, ho festeggiato anche il mio compleanno”.