Prima notte senza medico a bordo del 118 dell’ospedale San Francesco Caracciolo di Agnone, esplode la rabbia dei cittadini. Il provvedimento dell’Asrem, motivato per carenza di personale, non va affatto giù ai cittadini che puntano il dito verso la decisione dell’Azienda sanitaria regionale del Molise.
“Ci stanno togliendo la terra da sotto i piedi – ammette Rosa, infermiera in pensione che dice basta a tagli e ridimensionamento -. A pagare siamo sempre e solo noi – aggiunge polemicamente – E’ arrivato il momento di dire basta a questa politica che penalizza esclusivamente i residenti delle aree interne”.
Sulla stessa lunghezza d’onda una giovane mamma: “Preghiamo affinché non si ammalino soprattutto i nostri bambini perché significa prendere l’auto e percorrere tanti chilometri con tutte le incognite del caso dettate da una viabilità precaria e condizioni meteo che soprattutto in inverno restano assai proibitive”.
Non da meno la dichiarazione di Clemente, ex dipendente Telecom e con una moglie disabile a carico: “Abbiamo una certa età e con i nostri figli fuori per motivi di lavoro, diventa assai problematico gestire situazioni del genere in particolare quando si hanno disabili in casa. Non va bene, chi di dovere dovrebbe dare risposte concrete invece che creare disservizi del genere”.
Poi c’è Erica, neo mamma del piccolo Antonio di appena un anno, che ammette: “E’ un disagio che colpisce non solo Agnone ma tutti i centri limitrofi. In realtà è una situazione difficilissima che ci fa seriamente pensare di abbandonare la nostra terra per motivi legati alla mancanza di servizi essenziali come appunto quella del medico a bordo sul 118. Provate ad immedesimarvi in un genitore che di notte deve fronteggiare un serio malanno di un neonato e non sa a chi rivolgersi visto che in tutto l’alto Molise non è presente la figura di un pediatra”.
Durissimo il commento di Arturo, vice preside in pensione: “Se la decisione è quella di smantellare non ci resta che fare le valigie e andar via anche noi come accadeva nei primi anni del ‘900. Più passa il tempo e più si capisce che dietro queste scelte nefaste c’è un disegno inequivocabile che vuole azzerare quest’area”.
“Se penso a quello che era l’ospedale cittadino ricco di reparti e professionalità invidiate da tutto il Molise, mi viene il magone” rimarca la signora Elena, 85 anni, originaria di Poggio Sannita.
“Viviamo ormai nel terrore – sentenzia Antonino, ex operaio Unilever –. Ogni giorno che passa registriamo privazioni del tutto inaccettabili per un paese che si definisce civile e che dovrebbe mettere al primo posto l’accesso alle cure sanitarie”.
Ed ancora c’è la delusione e al tempo stesso il sentimento di rabbia nelle parole di Fernando, docente in pensione: “Ci siamo candidati a Capitale italiana della cultura ottenendo un ottimo risultato, tutto ciò comporterà l’arrivo di migliaia di turisti ai quali però, in caso di necessità, non sapremo dare risposte in termini di servizi sanitari. In questo modo vanifichiamo l’ottimo lavoro svolto. Mi auguro che l’Asrem ripensi a quanto stabilito perché di fatto siamo tornati indietro anni luce”.