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  • Ambulanza demedicalizzata, l’Asrem se ne lava le mani: «Non ci sono medici, neanche gli incentivi economici funzionano»

    Non c’è alcuna volontà “politica” da parte dell’Asrem, della struttura commissariale o della Regione Molise di penalizzare l’ospedale di Agnone e in particolare il servizio 118, ma la decisione di demedicalizzare il servizio di emergenza urgenza in Alto Molise dipende dalla carenza strutturale di personale medico.

    Questo è quanto riferito in aula, ieri mattina, in Consiglio regionale, dal sottosegretario Niro, in risposta alla interrogazione presentata dal consigliere regionale Andrea Greco in relazione alla demedicalizzazione del 118 dell’ospedale “Caracciolo” di Agnone. Nell’atto di sindacato ispettivo protocollato e messo agli atti, l’esponente del Movimento 5 Stelle, è partito dalla constatazione che il locale presidio ospedaliero è riconosciuto dal Piano Operativo Straordinario 2023–2025 della Regione Molise come «presidio di area particolarmente disagiata», secondo i criteri stabiliti dal DM 70/2015, l’ormai famigerato decreto Balduzzi.

    «Il citato decreto prevede, per tali presìdi, la presenza di un servizio di pronto soccorso con organico medico dedicato, la copertura assistenziale h24 e un collegamento funzionale con il sistema di emergenza territoriale 118» si legge nella interrogazione di Greco. «A partire dalla notte tra l’1 e il 2 aprile 2025, la postazione 118 di Agnone risulta priva del medico a bordo nelle ore notturne, con conseguente demedicalizzazione del servizio, in totale assenza di un atto formale, protocollo o comunicazione ufficiale da parte dell’ASReM, con gravi ripercussioni sulla gestione delle emergenze sanitarie in un territorio già caratterizzato da difficoltà logistiche e carenze di personale medico/sanitario. – insiste Greco – Nelle medesime fasce orarie, un solo medico è spesso incaricato di gestire sia il Pronto Soccorso sia il reparto di Medicina, configurando una condizione potenzialmente incompatibile con la sicurezza delle cure e la tempestività degli interventi d’emergenza».

    Il consigliere chiedeva «se esiste un atto formale, delibera o protocollo che autorizzi o disciplini tale modifica operativa e, in caso affermativo, di trasmetterne copia al sottoscritto; se la Giunta ritenga che tale decisione sia compatibile con quanto previsto dal DM 70/2015 e con il Piano Operativo Straordinario vigente; quali azioni urgenti intenda assumere per ripristinare la copertura medica sulla postazione 118 di Agnone durante le ore notturne».

    Nel corso della seduta di ieri, in question time, il sottosegretario Niro ha risposto alla interrogazione limitandosi a dare lettura di una nota della struttura commissariale. Una sorta di alzata di spalle, questo in sostanza è emerso, con l’Asrem e la struttura commissariale che si trincerano dietro la solita cantilena della carenza strutturale di personale medico, problematica non solo molisana, ma nazionale e che ha assunto da tempo le caratteristiche della emergenza.

    «A fronte di un organico previsto di novantasei medici, utili a far funzionare correttamente il servizio, – ha spiegato Niro – la dotazione effettiva è di appena trentasei medici. Le carenze dipendono dalla quiescenza dei medici già in servizio, che lasciano per pensionamento, e dalla difficoltà di reperirne di nuovi. Questo ha condotto alla graduale introduzione del modello operativo India, cioè con gli equipaggi del 118 composti da infermiere, soccorritore e autista soccorritore, senza il medico a bordo. La struttura commissariale ha introdotto anche una maggiore retribuzione oraria per incentivare i medici a prestare servizio nel 118. Risorse finanziarie aggiuntive finalizzate a tamponare la cronica assenza di medici, nelle more di nuove procedure selettive di medici strutturati».

    Secondo Niro, dunque, o meglio secondo la struttura commissariale, c’è una «attenzione costante» da parte delle istituzioni, che però si scontra con la «scarsissima adesione del personale medico, nonostante gli incentivi economici». In sostanza, siccome l’Asrem ha pochi medici, un terzo di quelli che sarebbero necessari per far funzionare l’emergenza urgenza, «non è possibile assicurare h24 la presenza di un medico a bordo delle ambulanze» e dunque si è fatto ricorso alla riduzione dei presidi. E guarda caso uno dei primi ad essere demedicalizzati è stato proprio il 118 di Agnone. «Non una scelta organizzativa della struttura commissariale o dell’Asrem, ma dovuta alla oggettiva impossibilità di assumere medici a sua volta innescata dalla inesistenza di professionisti disposti ad assumere incarichi». L’alibi è sempre quello, insomma, la carenza di medici che non vogliono accettare incarichi. Ammesso che sia vero, la “scelta politica” dell’Asrem e della Regione si configura nel momento in cui si decide di demedicalizzare e declassare ad assetto India esattamente la postazione di Agnone e non quella di sedi vicine e prossime ai maggiori ospedali molisani.

    Agnone è classificato come Comune svantaggiato e ultraperiferico, perché distante più di quaranta minuti da un centro di erogazione di servizi primari. Un politico oculato, ma la stessa struttura commissariale, avrebbe demedicalizzato una postazione prossima ad un ospedale, non certo la sede più disagiata e distante. Perché altrimenti l’articolo tre della Costituzione, quello che dispone che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione», soprattutto il comma secondo, «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini», restano meri principi del tutto inapplicati.

    L’Asrem rimuova gli ostacoli alla effettiva uguaglianza dei cittadini e, se proprio non riesce a trovare medici, demedicalizzi altre postazioni 118 meno disagiate e distanti dai Pronto soccorso. Non certo quella che insiste su un’area particolarmente disagiata come l’Alto Molise. Questa sì è una scelta politica, checché ne dica il sottosegretario Niro.

    Francesco Bottone

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