“Anche la domenica “di caccia” appena trascorsa ha reclamato il suo tributo: un ferito grave nel Senese e l’ennesimo omicidio venatorio nel Reatino. Con l’aggravante, nel secondo caso, che il fatto è accaduto durante una battuta all’interno della Riserva naturale dei laghi Lungo e Ripasottile, dove la caccia non è consentita. Fino a quando ministeri e Regioni rimarranno inerti?” Lo chiede l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente e del Movimento animalista, che sostiene l’abolizione della caccia e, nel frattempo, ha depositato proposte di legge per l’introduzione di restrizioni all’attività venatoria e, appunto, del reato di omicidio venatorio.
Mancano ancora due mesi e mezzo alla fine della stagione e in ambito venatorio vi sono già state una decina di vittime (tra cui due giovani di vent’anni) e decine di feriti (compresi due bambini). “Ha dell’incredibile – sottolinea l’ex ministro – l’indifferenza delle autorità, impegnate a consentire non solo la caccia, ma “questa” caccia, con regole palesemente inadeguate, sempre e comunque, indipendentemente dalla strage di animali (anche di specie protetta), dai catastrofici effetti del maltempo in molti territori, e dall’appuntamento settimanale con morti e feriti. Come ho ripetuto più volte, la percentuale dei morti “da caccia” è, fatte le debite proporzioni, simile a quella delle vittime per incidenti automobilistici. Tenere in mano un’arma letale dovrebbe comportare una responsabilità in più rispetto al normale omicidio colposo. Invece l’irresponsabilità dilaga. Di qui la mia proposta di prevedere il reato di omicidio venatorio, con la stessa pena base di quello stradale: da due e sette anni di reclusione. Le altre proposte riguardano il silenzio venatorio il sabato e la domenica, per tutelare chi nei boschi e nelle campagna va per godersi la natura e non per distruggerla, le distanze di sicurezza da potenziali bersagli come case, strade, ferrovie, mezzi agricoli o animali domestici che vanno sistematicamente raddoppiate, con controlli rigorosi, e il porto d’armi. Mentre le procedure per le richieste motivate da esigenze di difesa personale sono molto rigide, una licenza per uso sportivo si ottiene più facilmente. Vale cinque anni e il certificato medico di idoneità è necessario solo al momento del rinnovo. Troppo poco, soprattutto se consideriamo che la maggior parte dei cacciatori ha un’età compresa tra 65 e 78 anni”.