«La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti». «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». E soprattutto: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
Sono gli articoli 32 e 3, primo e secondo comma, della costituzione repubblicana vigente, “scomodati” per l’occasione dal sindaco di Capracotta e presidente dell’Uncem Molise, Candido Paglione. La sensazione diffusa è che la repubblica, intesa come Stato e istituzioni locali, non stia facendo nulla per «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale» che di fatto rendono inutile e inapplicato il principio dell’eguaglianza dei cittadini. Perché è fin troppo evidente che chi vive a Capracotta ha un accesso ai diritti e servizi che è completamente diverso da chi risiede a Campobasso. E Paglione va giù duro in tema di sanità e accesso alle cure mediche.
«Stiamo assistendo, giorno dopo giorno, alla distruzione sistematica del diritto alla salute e della universalità dell’accesso alle cure. – attacca il medico veterinario – Si sta aprendo una pericolosa deriva sociale che rischia di acuire le difficoltà di milioni di cittadini, che ormai si vedono costretti a rinunciare alle cure. Dopo oltre 45 anni dall’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, quando finalmente il diritto di tutti alla salute si concretizzava, stiamo diventando un Paese per soli ricchi, dove la possibilità di accedere ad un livello dignitoso delle cure è riservato a pochi che possono ricorrere alla sanità privata. Intanto continua il definanziamento della sanità pubblica e la legge di bilancio in discussione non contiene correttivi. Anzi, aumentano le spese militari per sostenere l’economia bellica e gli armamenti più in generale, come se fossimo direttamente in guerra. Una legge di bilancio, quindi, assolutamente inadeguata e che, tra le altre cose, continua a penalizzare gli enti locali, in modo particolare i piccoli Comuni».
Poi Paglione scende nel dettaglio: «Nel nostro Molise le cose non vanno meglio, anzi. Si sta letteralmente distruggendo, giorno dopo giorno, quel poco che è rimasto della vecchia, cara sanità pubblica che comunque riusciva a garantire a tutti il diritto alle cure. Con la scusa del debito sanitario, salito ormai a oltre 500 milioni di euro, e del conseguente piano di rientro, si è persa letteralmente la bussola, non riuscendo più a garantire neanche servizi e prestazioni che fino a ieri apparivano normali e scontati». Avere un medico, ad esempio, o uno specialista, pediatra o cardiologo che sia, è diventato un lusso nelle cosiddette aree interne.
«Si pensi alle cure complesse di ortopedia, le patologie traumatiche maggiori – riprende Paglione – per le quali la direzione dell’Asrem ha alzato bandiera bianca, invitando ufficialmente i cittadini a ricorrere alle prestazioni fuori regione. Infine, stanno progressivamente scomparendo le attività di prevenzione, anche per l’assenza di un raccordo funzionale tra ospedale e territorio, con la sanità territoriale letteralmente cancellata dall’agenda politica». Proprio quella sanità territoriale e di prossimità che invece sarebbe dovuta essere potenziata con i mezzi della Snai. Anche lì siamo fermi alle chiacchiere e ai proclami.
«Siamo alla fine, al triste epilogo, di una vicenda che si trascina ormai da anni e che, purtroppo, vede ancora impegnati veri e propri personaggi in cerca d’autore. – chiude il sindaco Paglione – Mi domando cosa si debba ancora dirigere e programmare in un’azienda sanitaria regionale come la nostra, dove, oltre agli annunci di circostanza, si continua a diramare quotidianamente dei veri e propri bollettini di guerra. Siamo, ormai, di fronte ad un vero e proprio “si salvi chi può”, in un paese che è la brutta copia di quello che abbiamo conosciuto solo fino a qualche anno fa. Forse è arrivato il momento di alzare la voce, prima che la crisi sociale diventi strutturale e irreversibile, lasciando milioni di italiani senza cure e in balia del proprio destino. Facendo carta straccia della nostra bella Costituzione».
Francesco Bottone