«A Partire dalle ore 12.30 di oggi, è stato raggiunto il limite di abbattimenti consentiti dal piano starne, per la corrente stagione venatoria, pertanto la caccia alla starna chiude oggi». E’ il messaggio pubblicato sul sito dell’Atc Vastese nella mattinata di oggi. Apertura caccia alla starna il primo ottobre; chiusura il 6 ottobre; al netto della giornata di silenzio venatorio di martedì, la caccia alla starna, nell’Atc Vastese, è stata aperta quattro giorni e mezzo. Una situazione tragicomica che sta alimentando le polemiche dei cacciatori di piuma all’indirizzo dell’Atc stesso.
Interviene sulla vicenda il presidente provinciale dell’Arci Caccia Chieti, Angelo Pessolano: «Ho controllato il piano di prelievo dello scorso anno: erano centocinquanta le starne prelevabili, in base ai censimenti effettuati. Quest’anno, con un censimento superiore a quello precedente, il numero di starne da prelevare è stato fissato in cinquanta e in tre giorni è stato raggiunto. I tecnici faunistici che hanno stilato questo piano di prelievo, così facendo, mettono i difficoltà l’Atc, il comitato di gestione, e soprattutto i cacciatori che hanno pagato la quota di iscrizione per andare a caccia solo quattro giorni. Una situazione incredibile, perché, tra l’altro, sono stati spesi dodicimila euro per i ripopolamenti. In dieci anni abbiamo effettuato ripopolamenti dai quali sono scaturiti piani di prelievo di duecento, duecentocinquanta starne all’anno; ora bisogna che l’Atc permetta ai cacciatori di andare a caccia, almeno un mese pieno. Non è possibile chiudere dopo tre giorni. Sono soldi dei cacciatori, che vanno gestiti oculatamente. A questo punto i cacciatori, anche gli ammessi da fuori ambito che hanno pagato fino a centoventi euro, possono e devono chiedere i soldi indietro. E’ una vergogna».
«Inoltre, – chiude Pessolano – si mettono a rischio concreto i cacciatori, visto che non sarà possibile avvisare tutti tempestivamente: se i cacciatori, nei prossimi giorni, verranno controllati dal personale preposto e trovati con una starna abbattuta rischiano il ritiro del porto d’armi e una denuncia penale».