Si è aperto ieri a Bari il processo per il reato di calunnia continuata in concorso a carico dell’ex presidente della Regione Molise Paolo di Laura Frattura e dell’avvocato Salvatore Di Pardo.
I due sono accusati di avere incolpato il magistrato Fabio Papa e la giornalista Manuela Petescia dei reati di concussione ed estorsione “pur sapendoli innocenti” (nel corso e all’esito dei giudizi è stata dichiarata l’insussistenza delle accuse).
Frattura e Di Pardo avrebbero compiuto il reato contestato prima con una denuncia presentata a fine 2014, poi con dichiarazioni “non vere o reticenti” rese ai carabinieri, al pm e alla Corte d’appello di Bari. In aula oggi è stata subito battaglia tra accusa, difesa e parti offese su due questioni sollevate dalla difesa che riguardano una notifica e i tempi di prescrizione del reato. Su tali questioni il giudice Ambrogio Marrone si è riservato, la decisione sarà resa nota nella prossima udienza fissata per il 16 maggio. Nel dettaglio, i difensori dei due imputati, gli avvocati Franco, Modesti e D’Aluiso, hanno chiesto al giudice di dichiarare la prescrizione del reato contestato sostenendo che questo si sia eventualmente concretizzato il 17 dicembre 2014 per Frattura (quando l’allora governatore presentò denuncia ai carabinieri) e il 27 gennaio 2015 per Di Pardo (quando questi testimoniò sugli stessi fatti). Il pm e i legali delle parti offese, avvocati Paolo Lanese e Massimo Romano, si sono opposti alla richiesta: la calunnia, a loro avviso, è stata continuata e reiterata nel tempo attraverso varie e successive deposizioni, quando sono state fornite anche versioni differenti sui fatti.
Lanese e Romano hanno chiesto agli imputati, “considerato il loro livello sociale, culturale e professionale”, di rinunciare alla prescrizione ove mai questa dovesse essere riconosciuta dal giudice.
Il difensore di Di Pardo, solo per il suo assistito, ha sollevato anche una questione relativa a una notifica nella fase dell’udienza preliminare: secondo il legale non fu corretta perché non effettuata nei termini di legge. Anche su questo punto accusa e parti civili si sono opposte. Il caso che ha dato origine alla vicenda è quello del processo a carico di Papa e Petescia che furono accusati di ricatto all’allora presidente Pd della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura, ma vennero poi assolti con formula piena con sentenza passata in giudicato.
E’ quanto riporta l’agenzia di stampa Ansa.