Colpito alla testa: muore in un «incidente di caccia». E’ la notizia che le agenzie hanno battuto nei giorni scorsi.
GRAGNANO – Era uscito di buon mattino con il suo fucile per andare a caccia di cinghiali, ma un colpo l’ha raggiunto alla testa ed è morto. La vittima è il 67enne, nato e residente a Gragnano, nella frazione Castello, tra i frutteti e i boschi della zona.
Un banale incidente di caccia potrebbe essere costato la vita al 67enne, che era impegnato nell’attività venatoria in una zona e in un periodo in cui non è consentito. Sul caso indagano i carabinieri della stazione di Gragnano e del Norm della compagnia di Castellammare di Stabia, allertati dai parenti della vittima. La Procura di Torre Annunziata ha disposto il sequestro della salma per l’autopsia.
Si parla dunque dell’ennesimo «incidente di caccia», avvenuto addirittura durante una «battuta di caccia al cinghiale», ma a luglio in nessuna regione d’Italia è aperta la caccia al cinghiale, non in braccata almeno, fino a prova contraria. «Appostato su un albero, per una disattenzione il grilletto si è incastrato in un ramo ed è partito il colpo che l’ha preso nella parte bassa del volto (altezza vena aorta) più o meno vicino all’orecchio sinistro» scrive il giornale on line Stabiesi.net. Non si è trattato, dunque, di un incidente di caccia, semplicemente perché la caccia in questo periodo dell’anno è chiusa ovunque, in tutta Italia. Un tragico incidente, sicuramente, costato la vita ad una persona, ma non un «incidente di caccia». Le cose vanno chiamate con il proprio nome, perché altrimenti si rischia di fare solo confusione e dare voce e argomenti ai soliti detrattori della nobile arte venatoria.
Francesco Bottone
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