CASTELGUIDONE – Il futuro sono le giovani generazioni, anzi no, il futuro sono gli anziani.
L’idea, provocatoria forse ma non sarebbe la prima volta vista la fonte, arriva da don Alberto Conti, parroco di Castelguidone e direttore della Caritas diocesana di Trivento.
Il sacerdote è un attento conoscitore della realtà di assoluto disagio che si registra nei centri montani, perché da direttore Caritas ne vede di cotte e di crude. Da anni, da decenni, ha lanciato l’allarme spopolamento. Ovviamente inascoltato dalla classe politica di zona, perché un «prete deve solo dire la messa».
Ma siccome don Alberto è stanco di celebrare solo funerali, ecco che rilancia nel dibattito politico una sua idea. «Il futuro, per questi nostri paesi, sono glianziani, i pensionati».
Ci ha confidato il sacerdote. Dopo un attimo di smarrimento abbiamo chiesto a don Alberto di spiegare meglio il suo pensiero. «Nei nostri paesi ci sono centinaia, migliaia di case chiuse, abbandonate, di persone anziane nate qui che però vivono altrove, a Roma, all’estero, in altre città. La mia proposta, anzi un appello accorato a questi pensionati è semplice: non tornate nei paesini montani soltanto ad agosto, in villeggiatura. Tornate a vivere qui, per tutto l’anno. Si avrebbe un positivo riscontro per tutta l’economia di zona. Le piccole attività, dal macellaio alla farmacia, ne avrebbero giovamento. Pensate ad esempio se gli anziani decidessero di farsi accreditare la pensione qui invece che altrove e di pagare le bollette qui. Anche gli uffici postali avrebbero un maggiore volume di operazioni. Analogamente per i medici di base, servizio che rischiamo di perdere a breve, o anche per le visite secialistiche presso il distretto sanitario di Castiglione Messer Marino».
Potrebbe funzionare, ma perché gli anziani che abitano a Roma, ad esempio, dove hanno tutti i servizi, dovrebbero tornare a vivere a Castelguidone, dove non c’è nulla? Don Alberto ha la risposta anche a questa ovvia obiezione. «Se ci fosse un flusso di ritorno, i Comuni, con più residenti avrebbero maggiori risorse e sarebbero obbligati a potenziare alcuni servizi, analogamente la Provincia e la Regione. In città la vita del pensionato è dura. Qui avrebbero delle case di proprietà, senza spese di affitto ad esempio. Meno fila dal medico, meno tempi di attesa per le visite ospedaliere. Insomma, una vita più adatta ad un anziano. Inoltre, è opportuno sottolinearlo visto che a maggio in Abruzzo si torna alle urne per le regionali, se questi pensionati tornassero in massa, con tanto di spostamento di residenza, tutto l’Alto Vastese avrebbe un maggior peso elettorale e magari i politici in Regione comincerebbero a tenerci in considerazione».
Già, perché alla fine contano i numeri. Più siamo, più possiamo sperare di avere voce. Raccoglieranno, i pensionati, la proposta di don Alberto?
Francesco Bottone