POGGIO SANNITA. Pensando alle imminenti elezioni del Presidente e del consiglio provinciale che, in base alla riforma del 7 aprile 2014 n. 56, detta legge Delrio, si svolgerà con l’elezione di secondo grado, quindi senza la partecipazione diretta dei cittadini, mi torna in mente la frase simbolo della rivoluzione americana “No Taxation without Representation”, metafora a cui ispirarsi ogni qual volta un cittadino sente di essere “rappresentato” e di dover delegare i suoi interessi ad un’ assemblea moralmente non legittimata, in quanto non espressione diretta del volontà popolare, ma legata, come in questo caso specifico, a dinamiche che sfuggono al controllo dei cittadini, ad influenze di satrapi locali in fase decadente e a una specie di “campagna elettorale” nella quale i contenuti sembrano un po’ inesistenti. La riflessione, che credo appartenga a molti cittadini, è rafforzata dal fatto che la ratio della riforma, ispirata alla necessità di riavvicinare i cittadini alla politica proponendo una diminuzione dei costi e una redistribuzione delle competenze, è sostanzialmente fallita visto che il risparmio si annuncia molto più limitato del previsto, i cittadini vengono espropriati del diritto di esprimere i loro rappresentanti mentre le competenze (Tutela dell’ambiente, gestione delle strade provinciali, pianificazione del territorio, trasposto pubblico, controllo di quello privato, gestione dell’edilizia scolastica), restano sostanzialmente invariate. La nuova formula finisce, paradossalmente, per ottenere un effetto contrario a quello che voleva raggiungere, anche per l‘avanspettacolo da Bagaglino al quale, giornalmente, stiamo assistendo. Mentre le problematiche che vive la provincia di Isernia dovrebbe essere affrontate con un atteggiamento quasi visionario per ridare speranze e garantire un futuro accettabile a un territorio espropriato dei più fondamentali diritti costituzionali (non solo la sanità), si discute solo di campagne acquisti con salti della quaglia imbarazzanti, di strette di mano per certificare tregue, così irreali che sembrano provenire da un universo parallelo , di lotte e faide interne legate ad antipatie personali piuttosto che a divergenze programmatiche. Per chiudere il quadro desolante, per usare un eufemismo, bisogna considerare il fatto che la nuova riforma toglie peso ai piccoli con una redistribuzione dei voti che trasforma i paesini, e zone come l’Alto Molise, in semplici bacini elettorali, manipolati da poteri deboli ma ancora in grado di avere influenze nefaste, mentre sarebbe il caso di riequilibrare potere, risorse e opportunità per ridare speranze a zone private anche della dignità.
Ps: Faccio i miei auguri al futuro presidente della provincia di Isernia, Ricci o Brasiello, nella speranza che dopo l’elezione smentisca con i fatti queste mie perplessità.
Giulio Ricci – Presidente Comitato “Per Caccavone”