Un flash-mob organizzato dal WWF ha riportato al centro dell’attenzione a livello nazionale la situazione dell’Orso marsicano, una specie unica in Europa che vive soltanto sulle montagne d’Abruzzo e in pochi altri siti dell’Appennino centrale. Cinquanta orsetti di cartapesta sono stati esposti davanti alla sede della Camera dei deputati dagli attivisti del WWF che hanno inteso in tal modo sottolineare lo stato di gravissimo pericolo che il plantigrado sta correndo, assediato com’è in territori montani sempre meno accoglienti. «Di Orsi marsicani – commenta il delegato del WWF Abruzzo Filomena Ricci – ne sono rimasti soltanto poco più di 50, lo stesso numero degli orsetti di cartapesta simbolicamente esposti oggi in piazza a Roma. L’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) considera questa sottospecie “in pericolo critico”, Critically Endangered (CR), l’ultimo gradino prima dell’estinzione. Non c’è più tempo da perdere».
Con la sua azione il WWF ha chiesto di attivare una strategia straordinaria perché l’orso potrà salvarsi solo se tutti si impegneranno per le rispettive competenze. In sintesi il WWF ha chiesto: al Governo e al Parlamento una legge speciale che istituisca la Rete Ecologica dell’Appennino e la finanzi con 6 milioni di euro a tutela dell’habitat dell’Orso; al Ministero dell’Ambiente fondi regolari e adeguati a favore dell’Orso per progetti di sistema nei Parchi Nazionali; ai Parchi stessi e alle Regioni l’istituzione delle Aree Contigue previste da decenni e tuttora non completate, oltre a fondi sufficienti per la prevenzione dei danni; alla Regione Abruzzo personale per la Rete di Monitoraggio Orso; ai Comuni regolamenti per gestire adeguatamente, in accordo con le ASL le fonti trofiche e il randagismo canino.
«Se ciascuno farà la sua parte – commenta il vice presidente del WWF Italia Dante Caserta – l’Orso marsicano (Ursus arctos marsicanus, sottospecie unica al mondo descritta nel 1921 dal naturalista molisano Giuseppe Altobello) potrà accompagnare, in Abruzzo e nelle montagne dell’Appennino centrale anche le future generazioni. Un risultato che tutti, le istituzioni prima degli altri, dovrebbero costantemente perseguire».