Il Comandante della Regione Carabinieri Forestale “Abruzzo e Molise”, il Generale di Brigata Giampiero Costantini, nell’ambito del settore della tutela della fauna e della flora (attività venatoria, pesca, randagismo/anagrafe canina, orso, CITES, polizia veterinaria, maltrattamento animali, fauna minore, apicoltura, piante officinali, alberi di ulivo, alberi monumentali, funghi e tartufi, prodotti del sottobosco, circolazione fuoristrada, CON.ECO.FOR.) comunica che in Abruzzo e Molise sono stati eseguiti circa 24mila controlli.
I principali reati sono stati commessi in materia di caccia e maltrattamento animali; le maggiori violazioni amministrative sono state comminate per violazioni alle norme sull’anagrafe canina/randagismo canino, sulla caccia, sulla raccolta di funghi e tartufi e sulla circolazione fuori strada.
«Uno dei principali temi attenzionati durante l’anno 2022 è stato quello della fauna selvatica, – spiega l’alto ufficiale – in relazione alla sempre più frequente diffusione di alcune specie, in particolare del cinghiale, e alle criticità connesse, come ad esempio i danni che causano, soprattutto all’agricoltura. In particolare, sono stati avviati servizi mirati alla prevenzione/repressione del reato di foraggiamento di cinghiali, spesso utilizzato da cacciatori e bracconieri per ottenere la fiducia degli animali selvatici. Si tratta di una vera e propria condotta illegale, con la quale si favorisce la riproduzione dei selvatici in maniera incontrollata. Il reato è stato introdotto con la legge di stabilità del 2015 ed è punito con la pena dell’arresto da due a sei mesi o l’ammenda da 516 a 2.065 euro. Oltre a quanto previsto dalla legislazione vigente, è buona norma non alimentare la fauna selvatica: foraggiare la fauna selvatica in modo del tutto innaturale significa mutarne le abitudini e l’ecologia, indurla a spostarsi e fidelizzarla in luoghi in cui non starebbe, come ad esempio nel caso dei cinghiali nelle città, con gravi conseguenze sia per gli animali stessi (come ad esempio nel caso dell’orso Carrito) che per la collettività, con l’aumento del rischio di incidenti stradali e del pericolo per la pubblica incolumità».
«Inoltre, tramite l’attività delle Unità Cinofile Antiveleno dei Carabinieri Forestali, si sono messe in campo azioni per il contrasto all’uso/abbandono di esche e bocconi avvelenati quale pericolo per tutta la fauna selvatica e non solo. Infatti è notizia abbastanza recente la vicenda di un bambino disabile che ha rischiato di morire per aver raccolto e tentato di addentare una polpetta avvelenata in un parco pubblico (non nelle nostre regioni). Il rilascio in ambente di esche avvelenate è un reato molto grave (oltre al reato di maltrattamento di animali previsto dal codice penale e all’articolo 638 che prevede la reclusione fino a 1 anno per uccisione o danneggiamento di animali altrui, anche la legge 157/92 sulla caccia, che all’articolo 21 lettera u prevede il divieto di uso di bocconi avvelenati, ne punisce la violazione con ammenda di 1500 euro) in quanto tali bocconi, ingeriti da animali, possono entrare nella catena alimentare e andare a colpire, direttamente o indirettamente, anche animali appartenenti a specie protette e animali domestici come cani e gatti».