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  • Guardia medica, l’appello al consigliere Olivieri per avere giustizia

     LETTERA APERTA AL CONSIGLIERE REGIONALE MARIO OLIVIERI.

    Signor Presidente della V° Commissione Sanità Dott. Mario Olivieri, la chiusura delle guardie mediche e di altri importanti servizi, mette solo a rischio la sopravvivenza dei piccoli comuni e avrà un effetto di fuga dei cittadini verso le zone costiere e i centri capoluogo. La politica oggi vuole questo? Si vuole cancellare l’identità, la cultura, le tradizioni e la storia dei piccoli comuni, che oggi non costano niente alla collettività? Se non si vuole questo allora bisognava trovare una soluzione al taglio della guardia medica di Celenza Sul Trigno.  Le chiediamo di convocare con urgenza la V° Commissione sanità per discutere della circolare dell’ex  Governatore Chiodi inviata nei primi mesi del  2014 ai manager ASL in cui avvertiva: “alla luce delle rappresentate criticità territoriali, si valuti un’approfondita ed ulteriore riflessione circa la corretta individuazione delle sedi di continuità assistenziale”. Conclude l’ex governatore: “dovrebbero essere puntualmente collocate in modo da garantire i servizi soprattutto nelle aree svantaggiate, sia per ragioni orografiche sia di densità abitativa e, comunque, in posizione baricentica rispetto al territorio di utenza”. Il Manager dell’ Azienda Sanitaria Locale Lanciano-Vasto-Chieti dott. Zavattaro con deliberazione del Direttore Generale n. 197 del 25.02.2014 avente ad oggetto “Delibera n. 1985/2012 – Rideterminazione Circoscrizioni di Continuità Assistenziale” ha decretato la soppressione della sede di Guardia Medica di Celenza sul Trigno e la permanenza della sede di Guardia Medica di  Carunchio nel territorio Alto Vastese.  Si afferma nella delibera “che tra le sedi Celenza sul Trigno e Carunchio, quest’ultima risulta essere in posizione più centrale nel territorio, ed è quella in cui si registra il maggior numero di interventi domiciliari, propri del Servizio di Continuità Assistenziale”; tale affermazione, oltre che assolutamente priva di fondamento, non viene adeguatamente motivata e corroborata da dati numerici ufficiali. -Innanzitutto, appare evidente che la disposizione delle sedi non soddisfa assolutamente né criteri territoriali né tantomeno il criterio di corretta ed omogenea fruizione del servizio sanitario da parte dei cittadini; infatti, la scelta di conservare le sedi di Palmoli e Carunchio è contestabile perché i due paesi distano tra loro meno di 9 km e possono raggiungere in maniera più rapida e comoda sia il presidio territoriale di Gissi, sia l’ospedale civile di Vasto (da cui distano circa 30km). Non solo gli abitanti di Celenza, ma i cittadini dei comuni limitrofi che afferiscono alla sede di Celenza , Castelguidone, San Giovanni Lipioni,  Torrebruna e Guardiabruna restano in un certo senso emarginati, anche in considerazione della situazione della viabilità e del fatto che il servizio di Emergenza 118 non rispetta i tempi di intervento previsti da tutte le linee guida Nazionale e internazionali.  Celenza sul Trigno dista da Vasto tra andata e ritorno 90 Km e da Gissi sede di 118 oltre 33 Km. E’ stato scritto nelle delibere di riordino del servizio di continuità assistenziale, che la sede di Celenza sul Trigno rientra nei tagli per un minore numero di prestazioni giornaliere rispetto alle sedi che sono state conservate; ebbene, i dati del 2012 dicono il contrario infatti la sede di Celenza Sul Trigno, nel 2012 anno di riferimento ha effettuato più di 1560 prestazioni, con una media di 4,6 prestazioni giornaliere, maggiore delle 3,5 prestazioni giornaliere effettuate nella sede di Carunchio; purtroppo ci è impossibile accedere ai dati ufficiali dei Registri di Prestazione di cui ogni sede si dota. Oltre ai dubbi sugli studi tecnici e sul reperimento dei dati che hanno giustificato la soppressione della sede di Celenza sul Trigno, ci avvaliamo dell’esperienza dei medici impegnati in queste sedi per mettere in luce che la qualità delle prestazioni erogate non è sempre uguale, e per due motivi: il primo riguarda l’aspetto per cui  il cosiddetto “medico di guardia” molte volte deve effettuare prestazioni di vero e proprio “pronto soccorso territoriale”, per la lontananza e latitanza di un vero servizio di 118; in secondo luogo, nei nostri comuni vi sono 2 strutture sanitarie per anziani, in cui la presenza della continuità assistenziale è richiesta spesso, soprattutto per i pazienti critici ricoverati con pluripatologie, non autosufficienti, e costretti all’allettamento e con presidi sanitari indicatori di una gestione più complessa (O2-terapia, catetere vascolare, catetere vescicale…). Come cittadini siamo  fortemente determinati a sviluppare tutte le azioni necessarie per ostacolare delle riforme che ci sembrano inique e dettate da criteri aziendalistici e di politica del contentino; siamo consapevoli che le politiche sanitarie sono assoggettate a parametri rigidi e spesso imposti dai Ministeri competenti e dalla fase di Commissariamento; sappiamo che i numeri di cui parliamo (abitanti, prestazioni, ampiezza del territorio…) sono poca cosa rispetto alla riorganizzazione complessiva che dovrà essere approntata nell’intera Regione, partendo proprio dai sistemi territoriali e di emergenza-urgenza. Ma non possiamo non rivendicare la necessità di essere rispettati, e serviti come ogni cittadino d’Abruzzo merita: chiudere una sede di Continuità Assistenziale, togliere un punto di riferimento ai cittadini nell’attesa che i conti tornino in ordine e che finisca la fase di Commissariamento, significa certificare un progetto politico che tra un decennio porterà al definitivo spopolamento dei piccoli paesi di collina con un massiccio spostamento verso i centri costieri.

    CHIEDIAMO: La  revisione delle delibere con cui si sancisce la chiusura della sede di Celenza sul Trigno, ripensando la disposizione delle sedi senza modificare il rapporto di 1/3550 abitanti. Con la risoluzione bocciata dalla maggioranza chiedevamo solo gradualità nella riconversione dei servizi sanitari. Sappiamo che l’organizzazione va cambiata, ma vorremmo una fase di passaggio tra il “vecchio” sistema della C.A. e le nuove forme di Assistenza Territoriale. Un servizio di Emergenza-Urgenza 118 più “vicino”; la disposizione attuale delle postazioni è penalizzante per i nostri comuni e non potrà mai rispettare i tempi di soccorso stabiliti dalle linee guida (anche alla luce dello stato delle strade). E  prima di ogni taglio ci sia un modello di medicina territoriale alternativo già pronto, che risponda ai bisogni di efficienza, equità, appropriatezza prima che di bilancio, che affiancato al vecchio ne accompagni “l’ estinzione” nella piena tutela della popolazione interessata. Chiedevamo al Governatore D’Alfonso, all’assessore Paolucci e a tutta la maggioranza che nessuno dei cittadini dell’alto vastese e dell’Abruzzo rimanesse indietro.

    Daniele Leone

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