Il Molise si conferma laboratorio involontario della crisi demografica italiana, con numeri che assumono contorni drammatici nel territorio dell’Ambito sociale di zona di Agnone composto da 12 comuni – Agnone, Belmonte del Sannio, Capracotta, Carovilli, Castel del Giudice, Castelverrino, Pescopennataro, Pietrabbondante, Poggio Sannita, San Pietro Avellana, Sant’Angelo del Pesco, Vastogirardi -.

Secondo i dati emersi dal Piano sociale regionale del Molise 2025-2027, l’Ambito in questione registra un indice di invecchiamento del 372%, il più elevato non solo della regione ma presumibilmente dell’intera penisola. Il dato, riferito al 2022 e riportato nel documento di programmazione sociale regionale, significa che per ogni giovane sotto i 15 anni vivono nel territorio di Agnone 3,72 persone con più di 65 anni. Un rapporto che fotografa una realtà demografica ai limiti della sostenibilità sociale ed economica. La situazione di Agnone si inserisce in un contesto regionale già di per sé critico.

Il Molise, con i suoi 289.224 abitanti al 1° gennaio 2024 (fonte Istat), ha perso dal 2000 circa il 10% della popolazione. L’età media regionale di 46,4 anni supera quella nazionale di 45 anni, mentre l’indice di vecchiaia del 240% è significativamente più alto della media italiana del 180%. I numeri del 2022 delineano un quadro inequivocabile: tasso di natalità al 5,8 per mille abitanti (contro il 6,7 nazionale), tasso di mortalità al 14,7 per mille (contro il 12,1 nazionale) e saldo migratorio negativo di -1.186 persone. Il risultato è un saldo naturale negativo di 2.601 unità, che evidenzia l’accelerazione del processo di spopolamento. Nel territorio di Agnone, dove gli over 65 rappresentano oltre il 30% della popolazione, l’indice di invecchiamento del 372% assume caratteristiche di vera e propria emergenza sociale. Come evidenziato nel Piano sociale regionale appena licenziato.

Questo dato “indica uno squilibrio significativo in favore della popolazione anziana” e rappresenta “una grave difficoltà nel ricambio generazionale”. Le conseguenze sono molteplici e interconnesse. L’indice di povertà relativa che supera il 20% nel territorio agnonese segnala una condizione di “forte fragilità economica e sociale”. La ridotta base fiscale, costituita da una popolazione attiva sempre più esigua, rende l’economia locale “maggiormente dipendente dai fondi pubblici”, creando un circolo vizioso che limita le possibilità di sviluppo. Di fronte a questa situazione, il Piano sociale regionale individua diverse linee di intervento che assumono carattere di urgenza nel territorio agnonese.

In primo luogo, risulta fondamentale investire massicciamente in “servizi di assistenza domiciliare” e “strutture sanitarie specializzate”, considerando che la crescente popolazione anziana richiede un sistema di welfare sempre più articolato. Parallelamente, diventa essenziale sviluppare “strategie per il contrasto alla solitudine degli anziani”, fenomeno particolarmente acuto nei territori rurali caratterizzati da spopolamento. Il documento regionale sottolinea inoltre la necessità di politiche mirate al “supporto degli anziani e al riequilibrio demografico”.
La situazione di Agnone rappresenta un caso emblematico che richiede interventi straordinari. Come evidenziato nel Piano sociale, la “mancanza di giovani incide negativamente sulle attività economiche locali, riducendo la capacità di innovazione e crescita” e può portare a “un ristagno economico che interessa anche il settore dei servizi e del commercio”. Per invertire questa tendenza, risulta indispensabile una strategia integrata che coniughi sostegno alle fasce più fragili della popolazione con politiche di attrazione di giovani e famiglie. Solo attraverso interventi mirati che affrontino simultaneamente le questioni demografiche, economiche e sociali sarà possibile evitare che territori come quello dell’alto Molise diventino laboratori di desertificazione demografica.
Il tempo a disposizione è limitato e i numeri non ammettono interpretazioni: il 372% di indice di invecchiamento registrato nei 12 comuni al confine con l’Abruzzo, rappresenta una soglia critica che richiede risposte immediate e concrete da parte delle istituzioni, prima che sia troppo tardi per invertire un processo che rischia di rendere irreversibile lo svuotamento di un territorio dalla storia millenaria.