Profilattici, visite mediche e detergenti gratis: in Abruzzo conviene fare la prostituta.
E’ quanto previsto dalla proposta di legge presentata da Leandro Bracco, il consigliere regionale espulso dal Movimento 5 Stelle.
La Commissione Bilancio della Regione Abruzzo dovrà esaminare, giovedì, una proposta di legge presentata da Bracco sul tema della prostituzione.
Il consigliere regionale, già noto alle cronache per essere stato espulso dal Movimento 5 Stelle dopo aver accettato la delega alla Cultura da parte del magnanimo presidente Luciano D’Alfonso, torna a far discutere per questa proposta di legge abbastanza singolare.
L’articolo 2 della legge prevede, ad esempio, che chiunque voglia «mettere a disposizione il proprio corpo per l’effettuazione di atti sessuali dietro il corrispettivo in denaro o di altra utilità economicamente apprezzabile» deve presentare una autocertificazione alla Camera di Commercio con la quale si iscrive, gratuitamente, ad un «registro regionale degli esercenti l’attività di prostituzione nel territorio della Regione Abruzzo».
Oltre ad essere gratuita, l’iscrizione dà diritto a diversi benefici: fornitura gratuita di profilattici, visite del sangue gratuite, pillole anticoncezionali sempre gratis, e ancora gratis prodotti per la cura e l’igiene personale, fino all’assistenza medica, diagnostica e psicologica gratuita in caso di gravidanza non desiderata.
A fronte di tutti questi benefici le operatrici del settore dovranno pagare annualmente una tassa, quantificata nell’articolo 3 della legge in appena 1500 euro, da versarsi sul conto corrente della Camera di Commercio. Al comma tre è specificato che «la somma è determinata in misura fissa e uguale, per tutti gli esercenti l’attività di prostituzione a prescindere dai proventi percepiti».
Quindi fare la prostituta in Abruzzo diventerà estremamente conveniente, basterà pagare mille e cinquecento euro all’anno per poter esercitare un lavoro tutto sommato abbastanza piacevole. E con una serie di benefici non concessi ad altre categorie di lavoratori.
«L’istituzione di tale tassa – spiega il consigliere delegato alla Cultura, Bracco (al centro nella foto accanto, ndr) – non persegue il mero scopo di rimpinguare le casse regionali», ma si propone anche di sottrarre allo sfruttamento dei “protettori” le prostitute, «di sottrarre il mercato della prostituzione al controllo criminale e di cercare di liberare zone del territorio regionale occupate dalle prostitute favorendo l’esercizio della prostituzione in ambienti privati».
Il problema è che in Italia, al momento, non c’è una legge che normi la materia. In ambito fiscale, invece, si ipotizza che quel tipo di attività possa essere equiparata ad un lavoro autonomo e quindi, come tale, soggetto a tassazione.
Francesco Bottone
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