Le esposizioni universali hanno lo scopo di pubblicizzare le tecnologie e le merci in rapporto alla società e vita quotidiana. La prima fu a Londra nel 1851. In Italia le prime esposizioni generali furono a carattere nazionale; la prima esposizione internazionale onnicomprensiva fu a Milano nel 1906, inaugurata il 28 aprile e durò fino l’11 novembre dello stesso anno e per l’Italia fu un evento importantissimo. A differenza delle precedenti esposizioni internazionali ha messo per la prima volta al centro: “Gli uomini, la società, il lavoro”, con tutte le possibili evoluzioni non solo tecniche ma anche sociali. Il concorso fu bandito nel 1903 e nel 1906 si prevedeva di far coincidere l’inaugurazione con l’apertura del traforo del Sempione, una galleria di circa 20 chilometri, opera immensa di scienza applicata e di lavoro, aperta però il primo giugno 1906. Parteciparono quaranta nazioni (all’Expo 2015 ce ne sono 144). All’epoca il tema di fondo era: “I trasporti e le comunicazioni”. Tra le varie sezioni, anche quella della “Previdenza”. Come riferisce il direttore della banca popolare cooperativa “La Sannitica”, Venanzio Gamberale (nella foto d’epoca), nel 1906, il consiglio di amministrazione della banca, aderendo all’appello dell’onorevole Luigi Luzzatti, cui la cooperazione e la mutualità debbono tutto il loro sviluppo in Italia, si presentò al grande convegno internazionale di Milano. Così fu illustrato il programma morale della banca nell’interesse della generalità di Agnone e per il suo miglioramento materiale ed economico. Il relatore generale della sezione, cav. Adolfo Audino, fece menzione favorevole dell’istituto bancario e propose l’ambito premio della medaglia d’oro. Al direttore, avv.Venanzio Gamberale, ed al presidente cav. Pier Fracesco De Horatiis, furono consegnate due medaglie d’argento. Infine al ragioniere Giuseppe Leonelli la medaglia di bronzo per benemerenza come cooperatori a tal buona riuscita. In base a quanto riferisce sempre, Venanzio Gamberale, i vari oratori rilevarono che non bastavano i buoni risultati economici né l’alta percentuale degli utili netti annuali. A rendere benemerita e degna di lode una istituzione cooperativa come la banca Sannitica – sottolineavano – fu necessario più di tutto la sua ricaduta sociale e l’eliminazione dell’usura oltre agli aiuti per far rialzare il morale cittadino ed in particolare alle imprese ed a tutte le iniziative per lo sviluppo di Agnone. Con la facilitazione del credito, Gamberale afferma di aver eliminato l’usura e ridato nuovo vigore alle varie attività e iniziative in Agnone, come la ‘Società Elettrica’ del Verrino, che portò l’illuminazione pubblica e nelle abitazioni; il mulino elettrico nel centro abitato; la ferrovia Agnone-Pietrabbondante-Pescolanciano, che fece uscire l’alto Molise dall’isolamento soprattutto nel periodo invernale. Fu finanziato dalla Banca Sannitica e approvato, anche un progetto su rotaie fino a Vasto. Da questo si capisce lo spessore e quello che hanno saputo fare gli agnonesi nei primi del Novecento, in condizioni socio-economiche difficilissime, con scarsissime risorse pubbliche, e solo grazie a rimesse economiche personali. In particolare, Venanzio Gamberale, insieme a Libero Serafini, rappresenta il personaggio, di maggiore spicco di Agnone. Dopo di loro, il vuoto assoluto, con individui che hanno pensato esclusivamente a orgogli personali, e operato in direzione opposta a quella degli agnonesi dei primi del ‘900, i quali avevano come obiettivo il progresso del territorio. Purtroppo Venanzio Gamberale, è finito nel più totale dimenticatoio. Per non disperdere quanto fatto grazie a genialità e lungimiranza, il 6 giugno prossimo, in occasione del centenario della ferrovia Agnone-Pietrabbondante-Pescolanciano, l’Archoclub di Agnone e il Centro Studi Alto Molise, apporranno una targa-ricordo presso la sua abitazione. Un’altra targa sarà apposta alla stazione ferroviaria di Agnone. Inoltre, dopo venticinque anni di ricerca e acquisto di documentazione, sarà edito un libro allo scopo di far conoscere gli agnonesi illustri vissuti nei primi del ‘900.
Mauro Salzano