ATESSA – Un lungo e dettagliato documento, nel quale, partendo dal Piano regionale in materia, viene analizzata la situazione dei rifiuti in Abruzzo, in particolare per quanto riguarda quelli speciali pericolosi e quelli sanitari. Nel documento, di 8 pagine, a firma del primo cittadino di Atessa, Giulio Borrelli, e di quello di Lanciano, Mario Pupillo, il “Comitato dei sindaci Sangro Aventino Frentano per la tutela e valorizzazione dell’Ambiente” chiede la revoca dell’autorizzazione alla Ciaf, ribadisce il no all’impianto Di Nizio in Val di Sangro e sollecita il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso; il vice presidente Giovanni Lolli e il sottosegretario alla presidenza Mario Mazzocca, a partecipare alla prossima riunione del Comitato. Riunione che, fissata per il 17 luglio ore 18 in Comune ad Atessa, “sarà anche l’occasione per poter ulteriormente porre all’attenzione della Regione Abruzzo gli sviluppi della vicenda legata alla discarica di amianto in località Fontanelle del comune di Rocca San Giovanni e per valutare l’incongruenza delle distanze di rispetto dalle aree Sic”.
“Il 13 ottobre 2017 – si ricorda negli atti inviati in Regione – la società Di Nizio Eugenio Srl di Mafalda (Cb) ha presentato al Comitato Via della Regione Abruzzo lo studio d’impatto ambientale per la realizzazione di un impianto di trattamento di rifiuti sanitari a rischio infettivo, mediante sterilizzazione, con adiacente deposito per rifiuti pericolosi e non pericolosi. Il sito in oggetto è ubicato ad Atessa, in contrada Saletti ed il progetto prevede un impianto di sterilizzazione di rifiuti sanitari da 20.000 tonnellate l’anno ed un deposito preliminare di rifiuti da 15.000 tonnellate l’anno.
Nei primi mesi del 2018, invece, la società Eco Eridania Spa di Arenzano (Ge), attraverso suoi rappresentanti, ha illustrato al sindaco di Atessa e ad alcuni funzionari ed amministratori regionali, l’intenzione di voler acquisire presso il Tribunale di Lanciano (Ch) l’Autorizzazione integrata Ambientale (Aia) e l’impianto della ex Ciaf Srl”. Complesso, destinato allo stoccaggio ed al trattamento chimico-fisico e termico di rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, sito anch’esso nel in Atessa, in località Piazzano. “Il nuovo avvio dell’impianto ex Ciaf, – viene sottolineato – mediante la riattivazione dell’Aia numero 2/11 del 18 aprile 2011, sospesa con provvedimento numero 4/14 del 30/04/2014, ma a tutt’oggi vigente, comporta l’ampliamento della capacità di stoccaggio e trattamento di rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi nella zona industriale di Atessa per ulteriori 111.000 tonnellate l’anno”.
“Di fronte a queste istanze che insistono contemporaneamente sul territorio, – è la domanda – come si devono comportare gli amministratori locali volendo preservare l’ambiente e gli interessi socio- economici e sanitari ed allo stesso tempo considerare le esigenze generali di sviluppo del tessuto industriale e produttivo?” Di qui la disamina del Piano regionale di Gestione integrata dei Rifiuti (PRGR), approvato dalla Regione il 23 gennaio 2018, e del Piano regionale per la Tutela della qualità dell’aria, del 25/09/2007. “Nel 2014 in Abruzzo – analizzano i sindaci – la produzione di rifiuti speciali nell’anno 2014 è stata pari a 595.694 tonnellate, al netto degli inerti non pericolosi derivanti da attività di costruzione e demolizione e dei rifiuti prodotti da operazioni sui veicoli fuori uso. La produzione primaria di rifiuti non pericolosi è stata stimata in circa 540.432 tonnellate e quella di rifiuti pericolosi in 55.262 tonnellate. Dall’analisi complessiva emerge poi in modo evidente – viene aggiunto – che in Abruzzo vi è un’ottima capacità degli impianti di trattamento dei rifiuti speciali e che non vi è la necessità di realizzare altri impianti. Il Piano regionale – evidenziano ancora i sindaci – non individua tra le priorità la necessità di realizzare impianti di sterilizzazione di rifiuti sanitari né tantomeno di trattamento chimico-fisico e biologico. Le tipologie di impianti presentate nelle istanze che attualmente interessano la Val di Sangro in merito al trattamento dei rifiuti speciali pericolosi non rientrano, quindi, tra le priorità individuate dal Piano regionale dei rifiuti. Assolutamente al di fuori da ogni logica di pianificazione razionale appare, pertanto, l’istanza della società Di Nizio. Un impianto di incenerimento autorizzato allo smaltimento dei rifiuti ospedalieri si trova proprio in Val di Sangro ed ha una capacità pari a 3.486 tonnellate l’anno. Il medesimo impianto è autorizzato anche al trattamento di sterilizzazione dei rifiuti a rischio infettivo per una potenzialità pari a 24.000 tonnellate anno.
L’esigenza della Di Nizio di realizzare un proprio impianto per la gestione di questa tipologia di rifiuti nasce dalla necessità di ottimizzare i costi di gestione dei rifiuti sanitari di cui si è aggiudicata l’appalto in Abruzzo. Non è possibile, però, che ogni azienda che si aggiudica un appalto pensi di dotarsi di un proprio impianto specifico”. Discorso analogo vale per la Ciaf. “Non sappiamo – recita il documento – se la Eco Eridania, dopo la grande opposizione dimostrata con la marcia popolare del 19 maggio scorso da tutto il territorio al progetto, voglia ancora portare avanti la sua intenzione di ricomprare, nella procedura di concordato preventivo, l’autorizzazione ex Ciaf Srl per rimetterla in funzione. Ma alla luce delle considerazioni svolte è necessario che, in sede di riesame Aia, venga definitivamente chiusa questa pratica con la revoca di qualsiasi autorizzazione a riprendere l’attività”.
C’è poi la questione della qualità dell’aria: “i dati disponibili non sono affatto sufficienti per un’adeguata valutazione della situazione di uno dei centri industriali più grandi del centro-sud Italia in cui operano diverse aziende metalmeccaniche, anche di medie e grandi dimensioni, vedi Honda e Sevel, provviste di importanti linee di verniciatura. Poi ci sono molte altre aziende di medie dimensioni e si va, ad esempio, dall’industria chimica (Valagro) a quella manifatturiera (Pelliconi). Il tessuto industriale della Val di Sangro contiene aziende potenzialmente molto impattanti per la qualità dell’aria e non solo. In questa zona, infatti, insistono 8 aziende che operano con Autorizzazione integrata ambientale e ci sono alcune tra le principali e più grandi imprese d’Abruzzo. Per valutare la qualità dell’aria di una simile realtà – dichiarano i sindaci – non possono essere ritenute valide e sufficienti i soli dati di una centralina fissa che monitora solo NO2, CO, O3 con un mezzo mobile per meno di un mese”. Ragioni “di localizzazione, di dimensioni degli impianti, di programmazione regionale, di caratteristiche dello sviluppo in Val di Sangro, di valutazione sulla qualità dell’aria, rendono quindi entrambi gli impianti, di Saletti e di Piazzano, non compatibili con questo territorio”.
Per il futuro il Comitato dei sindaci chiede alla Regione Abruzzo che “qualsiasi altra domanda di installare impianti a forte impatto ambientale non venga neppure presa in considerazione se prima, in Val di Sangro, non ci sarà un monitoraggio serio e completo sulla qualità dell’aria. In estrema sintesi – è la conclusione – i progetti in corso non hanno alcun requisito per poter proseguire i loro percorsi e fino a quando non si avranno dati certi sulla qualità dell’aria e sul reale impatto di questi impianti sulla salute dei cittadini, non è possibile prendere neppure in considerazione richieste come quelle oggi in discussione, con saggio ricorso al principio di precauzione”.