«Non avrebbero dovuto chiuderlo quel ponte, ora non sarà semplice riaprirlo. L’unica strategia possibile, la sola da perseguire, è il passaggio ad Anas della struttura». Pragmatica e ancorata alla realtà più di chi si atteggia a tecnico strutturista senza averne titolo né competenze dicendo amenità in favore di telecamere, la sindaca di Castiglione Messer Marino, la pediatra Silvana Di Palma, era presente, tra i manifestanti, il giorno della chiusura al traffico del viadotto sul Sente, nel settembre di quattro anni fa. Oggi, da sindaco appunto, tenta di percorrere quella che a suo avviso è la strada maestra: attivare canali politici, non tecnici, per ottenere la ristatalizzazione della Istonia nella sua interezza, compreso, quindi il viadotto che collega due regioni, due territori, due comunità economiche e culturali.
Di Palma è notoriamente esponente del Partito democratico e fa affidamento, dunque, alla appena avvenuta rielezione in Parlamento di Luciano D’Alfonso, già governatore d’Abruzzo, nonché dipendente Anas nella vita privata. L’onorevole D’Alfonso, pochi giorni prima del voto, ha promesso agli elettori di battere su tutti i tasti a sua disposizione, nelle sale romane del potere, affinché il Consiglio dei Ministri dia l’ok alla ristatalizzazione dell’Istonia, un collegamento viario tra due regione, non proprio una mulattiera.
L’innalzamento di rango di quella strada, che tornerebbe ad essere statale dopo oltre un trentennio di declassamento a provinciale, darebbe un senso e una possibilità all’investimento di qualcosa come quaranta milioni di euro. Non ci sono alternative possibili e di questo ne è consapevole anche la sindaca Di Palma.
Si sofferma sugli effetti nefasti a danno dell’economia di zona la sindaca di Belmonte del Sannio. «Purtroppo il ponte sul Sente resterà chiuso ancora a lungo e questo è un grosso danno all’economia già depressa e marginale delle nostre piccole comunità». Si percepisce l’amarezza nelle dichiarazioni pubbliche della sindaca di Belmonte del Sannio, Anita Di Primio, che ha percorso il viadotto a piedi, da una sponda all’altra, per raggiungere i giornalisti sul versante abruzzese. Preoccupazioni che trovano conferma in quanto dichiarato da alcuni imprenditori di Agnone, un vero e proprio sos: «Stimerei intorno al trenta per cento di calo del volume di affari causato dall’impossibilità di attraversare il viadotto sul Sente» spiega il titolare di un noto caseificio di Agnone, che tra l’altro annovera, tra i suoi dipendenti, diversi residenti in Alto Vastese.
«La protesta delle tessere? Una ottima cosa. – conferma un altro imprenditore di Agnone – Avremmo dovuto strappare la tessere elettorale e rinunciare a votare, ma tutti quanti, così avremmo dato un segnale forte ai politici che, a nostro avviso, non servono più a nulla». Stesso calo di affluenza dall’Abruzzo si registra praticamente in ogni altro settore produttivo e commerciale di Agnone, dai supermercati, alla piscina, passando per il cinema-teatro e per i ristoranti, per l’ospedale “Caracciolo” e per gli istituti scolastici cittadini. Per la serie, non bastavano la crisi e l’inflazione, ci mancava anche il ponte chiuso.
Francesco Bottone