L’azienda sanitaria di Vasto è riuscita in una sorta di “miracolo”: mettere d’accordo, all’unisono, tutte le associazioni venatorie del Chietino su un punto. E’ forse la prima volta nella storia che il mondo venatorio teatino e vastese non si spacca su una questione che riguarda non solo i cacciatori, ma anche i tiratori sportivi e i legali possessori di armi da fuoco.
Nel pomeriggio di ieri, invitati dall’ArciCaccia, si sono seduti attorno ad un tavolo i vertici provinciali delle associazioni venatorie riconosciute, quindi Libera Caccia, Fidc, Enalcaccia e Italcaccia. All’ordine del giorno il cosiddetto “pacchetto armi” appena introdotto dalla Medicina legale della Asl di Vasto appunto. Con una recente determina dirigenziale, infatti, è stato dato un giro di vite al rilascio della documentazione sanitaria propedeutica al rinnovo dei porto d’armi per uso caccia o sportivo.
Due esami ematochimici per il dosaggio del marker diagnostico per dimostrare la cronica dipendenza dall’alcol nel mese precedente la visita medica. Quattro esami tossicologici delle urine eseguiti nelle settimane precedenti per la ricerca di oppiacei metaboliti, cocaina, cannabinoidi, anfetamine, metadone. Il tutto, ovviamente, a carico del richiedente, per un costo complessivo che si aggira intorno ai cinquecento euro. L’utente dovrà effettuare quattro accessi presso il laboratorio analisi della Asl, a distanza di una settimana l’uno dall’altro, presentandosi a digiuno. Non sono valide esenzioni di alcun tipo. Questo prevede il famigerato pacchetto armi della Asl.
I presidenti delle associazioni venatorie hanno convenuto sulla necessità di opporsi a quello che viene letto come un «attacco ideologico» al mondo dei legali possessori di armi da fuoco da parte della Asl di Chieti-Lanciano-Vasto, «trattati alla stregua di tossicomani e alcolizzati».
«In sostanza, ai legali possessori di armi, siano essi cacciatori o tiratori sportivi, viene applicato il protocollo previsto dal Codice della strada nei casi in cui il guidatore venga trovato alla guida positivo all’alcol test o ad altre sostanze psicotrope. – hanno spiegato i presidenti delle varie sigle venatorie – Tra l’altro gli accertamenti diagnostici preventivi richiesti dalla Asl di fatto sono un’offesa al prestigio e alla reputazione dei medici di medicina generale, atteso che il certificato anamnestico previsto viene considerato carta straccia. Non si capisce, poi, perché questo stringente protocollo sia stato introdotto solo dagli uffici della Asl di Vasto, mentre nel resto del Chietino e della regione Abruzzo si continuano ad applicare le solite modalità operative, quelle previste dalla normativa nazionale.
Faremo opposizione in tutte le sedi contro questo provvedimento castrante nei confronti dei legali possessori di armi da fuoco che, per il solo fatto di avere il porto d’armi, sono già cittadini sottoposti a periodici controlli medico-sanitari e con un casellario giudiziario pulito. Chiederemo all’assessorato alla Sanità della Regione Abruzzo di intervenire per ripristinare lo stesso trattamento che viene riservato al resto degli abruzzesi, perché noi vastesi non possiamo tollerare due pesi e due misure. Un provvedimento, quello della Asl, sulla cui legittimità nutriamo forti dubbi, ma che facendo delle evidenti discriminazioni tra residenti in diverse aree dell’Abruzzo potrebbe addirittura presentare dei tratti di incostituzionalità. Questo lo accerteremo nelle sedi opportune, atteso che abbiamo investito della questione anche le segreterie e presidenze nazionali delle associazioni venatorie».
Francesco Bottone
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