«La mia amministrazione si è insediata il 10 ottobre del 2020 e l’ospedale di Agnone aveva un solo medico e un solo paziente, quindi era tecnicamente chiuso. Oggi quello stesso ospedale ha sei medici in servizio, il reparto di Medicina è quasi sempre pieno». Esordisce mettendo di fronte alla numerosa platea l’incontrovertibilità dei numeri, il sindaco Daniele Saia, in apertura dell’incontro dal titolo “Quale sanità per l’Alto Molise?” organizzato dal comitato civico “Il Cittadino c’è“. E siccome, fino a prova contraria, sei è maggiore di uno, l’operazione salvezza dell’ospedale cittadino è un dato matematico, acclarato.
Questo, in sintesi, ha dichiarato il sindaco Saia in apertura dell’incontro che ha visto la partecipazione del direttore generale dell’Asrem, Giovanni Di Santo, di Antonio Melone, dirigente dell’ambito territoriale alto Molise, Giovanni Di Nucci vice sindaco di Agnone con delega proprio alla sanità, Massimo Romanelli della direzione professioni sanitarie Asrem, Grazia Matarante direttrice amministrativa, Bruno Carabellese direttore sanitario Asrem e Adriana Ricciardi direttore centrale operativa 118 Molise, oltre ovviamente all’assessore comunale di Agnone, Enrica Sciullo, nella duplice veste di amministratrice e di portavoce del comitato civico organizzatore dell’evento.
Sala gremita, anche se con una età media molto elevata, a dimostrazione che le tematiche sanitarie e ospedaliere interessano il tessuto sociale agnonese e altomolisano più in generale. La domanda di servizi sanitari c’è ed è forte, ma l’offerta scarseggia. Massimo Romanelli dirigente delle professioni sanitarie Asrem ha fornito qualche dato incoraggiante: «Stiamo stabilizzando il personale e abbiamo già assegnato alla Medicina del “Caracciolo” una nuova infermiera, mentre nelle prossime settimane assegneremo degli operatori socio-sanitari sempre per lo stesso reparto. Questo è un dato di fatto e l’infermiera è già in servizio. Per quanto riguarda la carenza di medici, cercheremo di ovviare al problema con l’attivazione della telemedicina. Ad esempio, i pazienti di Agnone possono eseguire accertamenti radiologici in ospedale, qui sul posto, refertati direttamente da Isernia o da Campobasso, nell’ambito di un sistema regionale. Per il laboratorio analisi stiamo rivedendo la dotazione organica al fine di assicurare la sua funzionalità sicuramente al mattino, sopperendo poi con il personale della Medicina al pomeriggio, attivando anche qui la refertazione a distanza con la telemedicina. Cercheremo di fare il possibile con le poche risorse che ci sono. Questa nuova dirigenza, di cui faccio parte, sta spingendo per far ripartire il motore dell’ospedale di Agnone».
«Vorrei tranquillizzare un po’ tutta la popolazione agnonese che è rimasta scioccata rispetto alla demedicalizzazione del 118. – ha esordito Adriana Ricciardi, direttrice della centrale operativa 118 Molise – Nella nostra regione siamo partiti con sedici ambulanze medicalizzate, in sovrannumero rispetto a quanto previsto dalle normative, perché in base ad esse le postazioni con medico sarebbero dovute essere solo cinque. Questo in deroga, proprio in ragione della particolare situazione di viabilità e di difficoltà di raggiungere i posti più distanti dagli ospedali. In organico, da novantasei medici disponibili, siamo passati ad averne solo trentanove; praticamente siamo ad un terzo dei medici che servirebbero, ma non abbiamo diminuito le postazioni 118. In altre regioni d’Italia, nel Lazio ad esempio, hanno ambulanze con equipaggi formati da soli volontari, senza nemmeno gli infermieri. Noi invece abbiamo tutti infermieri con decenni di esperienza nell’emergenza urgenza e personale formato in grado di praticare efficacemente una rianimazione cardio-polmonare, sono tutti abilitati all’uso del defibrillatore; i nostri infermieri, insomma, sanno gestire completamente un arresto cardiaco, cioè il peggio che possa capitare in termini di codice rosso.
Nelle cinque postazioni demedicalizzate H24 non abbiamo avuto alcun tipo di problema. Mentre è un problema sicuramente il fatto che il settanta per cento delle richieste di intervento in realtà non è da 118. Alle nove di sera si chiama il 118 anche per un mal di pancia dovuto alla stitichezza, ma il cittadino non sa chi chiamare e chiama il 118 perché trova qualcuno che risponde. Perché abbiamo scelto Agnone? Intanto prima di voi sono state demedicalizzate H24 altre cinque postazioni, quindi non siete stati affatto penalizzati. Tra l’altro, per i codici rossi notturni, abbiamo in essere gli accordi di confine. Questo significa che in caso di necessità può intervenire il 118 di Castel di Sangro. Abbiamo inoltre l’alternativa del rendez vous, inviando incontro all’ambulanza un medico. Siamo stati costretti a fare queste scelte, che torno a ripetere non sono penalizzanti per l’Alto Molise, man mano che sono diminuiti i medici dell’emergenza urgenza. Per noi i cittadini sono tutti uguali e cerchiamo di distribuire le risorse in modo da garantire nelle emergenze gli stessi servizi. Agnone è stata scelta perché, dati alla mano, ha meno interventi notturni da 118 e sempre di notte ha un Pronto soccorso e una guardia medica. Non mi pare che possiate essere definiti come una popolazione abbandonata dall’Asrem».
Il direttore generale, Giovanni Di Santo, già sindaco in aree disagiate, ha assicurato: «Ho portato con me, qui ad Agnone, tutta la direzione strategica dell’Asrem, proprio a dimostrare la vicinanza dell’azienda a questo territorio, perché abbiamo davvero Agnone nel cuore. Sono sannita, sono beneventano, sono un moli-sannita e tutto ciò che farò e faremo lo faremo con passione. Bisogna cambiare mentalità e riorganizzarsi. Davvero pensate che noi non vogliamo tenere medicalizzate tutte le postazioni 118? Quando ero sindaco ho riconsegnato la fascia al Prefetto per protestare contro la chiusura dell’ospedale presso il quale lavoravo da medico e da primario. Penso che bisogna offrire sanità a tutti in maniera giusta, questa è la nostra impostazione. Nel Beneventano tutte le postazioni 118 sono demedicalizzate, tutte. Telemedicina e telerefertazione, queste cose le faremo davvero. Bisogna inventarsi cose diverse, per far fronte alla carenza di medici. Il cambiamento è difficile, certo, ma va affrontato. Quando siamo arrivati abbiamo trovato il nulla, probabilmente perché il Covid ha distrutto tutta l’organizzazione precedente. Abbiamo fatto stabilizzazione e assunzioni a tempo indeterminato. Stiamo davvero lavorando per il territorio e per il benessere delle comunità. Sono cominciati i lavori per installare la nuova Tac e sarà operativa a breve, insieme alla riorganizzazione di diversi servizi. Dobbiamo portare sul territorio una sanità di prossimità. Facciamo concorsi in continuazione, ma i medici non li possiamo clonare, dobbiamo lavorare con quelle risorse professionali che abbiamo, anche con turnazioni aggiuntive. Diamo cento euro all’ora ai medici del 118, ma i medici non vengono comunque. Allora dobbiamo trasformare e ridisegnare il sistema e la sanità territoriale. Con delle auto medicalizzate in territori intermedi ad esempio, insieme al potenziamento della telemedicina e telerefertazione».
Rassicurazioni, pacche sulle spalle e belle parole che non hanno convinto più di tanto il pubblico presente. «La telemedicina, i droni per trasferire i campioni dei prelievi, ma queste frottole a chi le volete raccontare?» ha zittito i relatori una donna dal pubblico, accolta dagli applausi della platea.
«Da quanto tempo, ad Agnone, manca il pediatra?» ha chiesto polemicamente un noto imprenditore locale. «Portatemi i medici pediatri e li assumo immediatamente» ha risposto, tranciante, il direttore generale.
Sullo sfondo, dietro i relatori, un Pinocchio gigante, quasi a simboleggiare fisicamente quello che la popolazione dell’alto Molise pensa dei politici e dei dirigenti di una sanità che non c’è più.
Francesco Bottone