Si sono svolti ieri mattina nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli i funerali del maestro casaro Antonio Di Nucci. La liturgia, celebrata dal parroco don Onofrio Di Lazzaro, ha visto la presenza di centinaia di cittadini, tra i quali i sindaci di Agnone e Capracotta, che hanno inteso porgere l’ultimo saluto ad un uomo che del lavoro ha fatto la sua ragione di vita. Alla fine della messa, la nipote Antonia, a nome della famiglia, ha letto commossa un messaggio che l’Eco online riporta nei passaggi salienti.
“Che grande privilegio essere tuoi nipoti, avere nel nostro Dna la tua fibra, la tua forza incredibile (che abbiamo verificato anche in questi giorni tristi in cui ti abbiamo visto indebolirti inesorabilmente), la tua determinazione, la tua forza d’animo, il tuo coraggio, la tua intraprendenza, la tua grande capacità relazionale e commerciale , la tua memoria strepitosa capace di ricordare e collegare tra loro le centinaia, forse migliaia di persone che hai visto passare per il tuo negozio, provenienti da tutti i paesi del circondario. Oggi va moda il termine ‘resilienza’, ecco se dovessi pensare ad una persona resiliente quella sei davvero tu nonno, sempre pronto a rialzarti, a ripartire, a buttarti a capofitto in una nuova avventura, un nuovo progetto, fosse anche solo piantare un albero in giardino. Negli ultimi giorni ci hai detto, tra le altre cose preziose ‘la miseria si vince con il lavoro’ – lo prendiamo come il tuo testamento professionale e di vita”.
“Te ne sei andato il giorno della festa dell’Incoronata di Foggia, e non è un caso, è come se un cerchio si fosse chiuso – ha aggiunto – Tu, capracottese fiero delle sue origini, sei stato l’anello di congiunzione tra le generazioni precedenti di massari e pastori, appartenenti alla civiltà della Transumanza, e la modernità, il Dopoguerra, il mondo cambiato per sempre. Hai dovuto e saputo adattarti alle nuove condizioni e hai lavorato notte e giorno per mantenere la tua famiglia, per dare ai tuoi figli l’istruzione che tu avevi ricevuto da bambino a casa da tuo padre. Parlare con te – ha concluso Antonia – è stato vivere ed attraversare la storia, questo lungo secolo che hai vissuto. E non potremo mai ringraziare abbastanza per questo grande privilegio”.