Per combattere lo spopolamento i sindaci vogliono chiudere le scuole montane.
Non è uno scherzo. Certo è un paradosso, lo capirebbe anche un idiota, ma è davvero così.
Mentre l’Alto Vastese e tutta la zona alta del Trigno stanno scomparendo nel nulla, polverizzandosi a causa dello spopolamento indotto dalla cronica e degenerativa mancanza di servizi essenziali, molti sindaci, alcuni in particolare, pensano che l’unica cosa da fare sia quella di agevolare la morte, facilitarla, dando il colpo di grazia: far chiudere le scuole montane.
Già, perché la creazione dei cosiddetti poli scolastici intercomunali, che ormai sono diventati la moda del momento, implica che i plessi dei centri montani vengano soppressi.
Nei giorni scorsi i sindaci dei Comuni di Roccavivara, Montefalcone del Sannio, Montemitro, San Felice del Molise, Celenza sul Trigno, Torrebruna, San Giovanni Lipioni e Castelguidone si sono incontrati a Canneto, insieme ai due governatori di Abruzzo e Molise, per parlare di questo progetto del polo scolastico intercomunale.
Visti i protagonisti dell’incontro, tali Paolo Frattura e Luciano D’Alfonso, non si farà nessun polo scolastico, ovviamente, come per la famosa casa della salute.
Sono solo chiacchiere, ma ciò che è grave e da sottolineare è che i sindaci, gli amministratori locali dei paesi in via di estinzione, quel polo scolastico lo vorrebbero. Cioè i sedicenti amministratori locali vorrebbero chiudere le scuole e i plessi che oggi resistono nei centri montani, per trasferire armi e bagagli i bambini sulla fondovalle Trigno, a Canneto per l’esattezza. Una follia. Una cazzata bella e buona.
Se la memoria non ci inganna Canneto sta in Molise, quindi nell’eventuale polo scolastico intercomunale lavoreranno insegnanti provenienti dalla provincia di Campobasso. Questo significa, ad esempio, che i docenti che oggi lavorano a Celenza sul Trigno o a Torrebruna si attaccheranno al tram. Perderanno il posto di lavoro, perché il plesso di Celenza verrà cancellato, chiuso, e spostato in Molise, a Canneto. Idem per Torrebruna. Ma ci vuole tanto a Capirlo?
Senza considerare che una scuola che chiude è un colpo mortale inferto al piccolo centro montano che la ospita. Una scuola che chiude è un paese che muore. Posti di lavoro in meno, meno attività culturali, un’economia già depressa che viene stroncata (si pensi alla mensa scolastica ad esempio, ndr), maggiori disagi e stress per gli alunni, anche i più piccoli delle elementari, costretti a percorre anche più di venti chilometri al giorno, sotto la neve magari e su strade tortuose, per raggiungere il fantomatico polo scolastico di Canneto.
Questo è il geniale piano partorito dalle menti illuminate di quei sindaci abruzzesi.
L’unica consolazione è che tale progetto resterà tale, perché, come dicevamo, visti gli attori lo spettacolo non andrà mai in scena.
Francesco Bottone
effebottone@gmail.com
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PS: Ovviamente siamo a disposizione dei sindaci del versante abruzzese del Trigno per capire quali presunti vantaggi si avrebbero con questo benedetto polo scolastico intercomunale.