Carne di cinghiale in vendita, Recchia insiste: «Basta avere un centro di sosta o raccolta».
Il funzionario della Regione Abruzzo ribadisce che la figura del cacciatore formato è importante, ma non sempre necessaria.
Il dibattito è ormai innescato e sta alimentanto polemiche e scontri di posizione. La questione è la commercializzazione delle carni selvatiche, in particolare quelle di cinghiale, resa possibile in Abruzzo da una delibera di giunta regionale del dicembre 2016. Da allora, però, il tutto è rimasto lettera morta. La filiera sta lentamente partendo, ma anche la cessione di piccole quantità di selvaggina è ancora problematica.
Proprio per agevolare questa cessione di piccole quantità, trasformando il problema cinghiali in una risorsa sul e per il territorio, il funzionario della Regione Abruzzo, Franco Recchia, indica alcune procedure da seguire.
«La figura del cacciatore formato è importante, certamente, ma non sempre necessaria. – spiega infatti Franco Recchia – Il primo passo da fare, e lo possono fare tutti i cacciatori senza essere associazioni o altro, è quella di dotarsi di un centro di sosta e raccolta. In sostanza una cella frigorifera con alcune caratteristiche ben precise, piastrellata e lavabile, ma nulla di eccezionale. La cella frigorifera dovrà essere rinosciuta, attenzione non autorizzata, ma semplicemente riconosciuta dalla Asl. A quel punto quella struttura diventa un “centro di sosta e di raccolta” presso il quale conferire i cinghiali prelevati a caccia. Lì gli animali saranno eviscerati e sottoposti ad ispezione da parte di un veterinario. Basta accumulare un pò di animali e chiedere il controllo del veterinario. In assenza o in sostituzione di un medico veterinario interviene la figura del cacciatore formato, che però al momento in Abruzzo non esiste perché i corsi non sono stati ancora tenuti. Quindi, dopo il controllo del veterinario o, se c’è, del cacciatore formato, accertato l’esito negativo dell’esame trichinoscopico obbligatorio e gratuito, il cinghiale può essere ceduto a privati e andare anche in macelleria o al ristorante senza alcun problema».
Francesco Bottone
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