Le Associazioni WWF Italia, Enpa, Lac, Lav, Lega nazionale difesa del cane, Lipu, Salviamo l’Orso e Orso and friends hanno inviato una nota al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa per chiedere la parziale impugnativa della Legge della Regione Lazio n. 1 del 27 febbraio 2020 recante “Misure per lo sviluppo economico, l’attrattività degli investimenti e la semplificazione”.
Questa legge, all’art. 9, senza nessun collegamento con la portata della norma stessa, ha esteso la possibilità di accesso nell’area contigua laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise anche ai cacciatori non residenti, violando apertamente quanto stabilito dall’art. 32 della Legge quadro sulle aree naturali protette (Legge n. 394/1991) che, al comma 3, stabilisce che “all’interno delle aree contigue le regioni possono disciplinare l’esercizio della caccia… soltanto nella forma della caccia controllata, riservata ai soli residenti dei comuni dell’area naturale protetta e dell’area contigua…”.
La norma nazionale indica chiaramente che nell’area contigua l’attività venatoria è riservata ai soli residenti dei comuni dell’area protetta e dell’area contigua, mentre la richiamata legge della Regione Lazio estende l’accesso anche ai non residenti, con conseguente aumento della pressione venatoria (che potrebbe anche raddoppiare!) in un’area fondamentale per la tutela dell’Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus), specie a rischio di estinzione di cui si calcola che rimangono poco più di 50 esemplari che vivono solo nell’area del Parco e nei territori limitrofi.
«Un provvedimento – sottolinea il delegato Abruzzo del WWF Filomena Ricci – che non riguarda soltanto il Lazio: l’Orso marsicano è un patrimonio del mondo e non può una singola regione metterlo in pericolo per favorire piccoli interessi di una minoranza di persone che si diverte sparando e uccidendo animali inermi».
Già in passato la Regione Lazio aveva tentato di introdurre l’aumento del numero dei cacciatori attraverso il calendario venatorio ricevendo solenni bocciature da parte del TAR Lazio e del Consiglio di Stato davanti al quale le associazioni di protezione ambientale erano state costrette a presentare ricorso. In particolare l’Ordinanza del Consiglio di Stato del 14.12.2018 aveva sancito un principio fondamentale: “(…) proteggere l’habitat di una specie protetta, come l’Orso bruno marsicano, in zone limitrofe al Parco Nazionale d’Abruzzo, deve ritenersi senza dubbio prevalente sulla pretesa regionale di garantire più spazi e più occasioni di prelievo alla comunità di cacciatori nell’esercizio dell’attività venatoria”.
La Regione Lazio, bocciata davanti alla giustizia amministrativa, ha provato ora ad aggirare l’ostacolo attraverso una legge palesemente in contrasto con la legge nazionale vigente. Le Associazioni sollecitano quindi un intervento del Governo affinché l’art. 9 della legge venga impugnato davanti alla Corte Costituzionale.