ROMA – «Queste ragazze hanno fatto qualcosa di meraviglioso, e viene da dire scusate il ritardo». Così Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha concluso il suo intervento al Quirinale, dove il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, riceve le azzurre della nazionale di calcio protagoniste al Mondiale di Francia 2019. «Ancora una volta – ha aggiunto Malagò, rivolgendosi al Capo dello Stato – vogliamo ringraziarla per la straordinaria sensibilità da lei mostrata verso il nostro mondo dello sport, senza mai dimenticare nessuno».
La commissario tecnico Milena Bertolini: «E’ vero, non abbiamo vinto il Mondiale, ma abbiamo vinto il “nostro” mondiale. Il calcio femminile ha dimostrato pazienza, tenacia e determinazione. E non ci stancheremo di rivendicare ciò che aspetta da sempre, diritti, eguaglianza, equità. E finalmente approdare al professionismo eliminando diseguaglianze ormai anacronistiche».
Il capitano Sara Gama: «Gli italiani ci hanno scoperto e si sono innamorati di noi, questo ci riempie di orgoglio. E allora forse abbiamo vinto tutto, anche se non abbiamo vinto il mondiale. Stiamo vivendo un sogno e l’Italia sogna con noi. Porto il numero tre sulla maglia, il numero tre dell’articolo della costituzione che dice che tutti i cittadini sono uguali senza distinzioni di sesso ed è compito della repubblica rimuovere gli ostacoli alla uguaglianza di tutti i cittadini».
Il presidente della repubblica, Sergio Mattarella: «Voi il mondiale lo avete vinto qui, in Italia, coinvolgendo l’intero Paese, avete acceso i riflettori in maniera non più revocabile sul calcio femminile. Non è accettabile una diversa condizione tra calcio maschile e femminile. Vi sono molto grato e vi faccio i miei complimenti».
E in chiusura dell’incontro Daniela Sabatino, bomber nata ad Agnone e originaria dell’Alto Vastese, ai microfoni di Rai Sport scherzosamente ha sottolineato la straordinaria attenzione mediatica (tra l’altra innescata da un articolo dell’Eco, ndr) riservata, in questi giorni del Mondiale di Francia, al suo piccolo paese natale, Castelguidone appunto, divenuto «per qualche giorno capitale d’Italia».
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