«Se guardi la società con gli occhi di chi sta peggio fai una società migliore per tutti. Questa è la ricetta vera, che non è solo un’esigenza morale, ma lo è anche per la crescita economica, perché gli ultra ricchi non possono mangiare per più di tre volte al giorno; e se gli altri non mangiano la ruota non gira». E’ la sintesi del pensiero di Pier Luigi Bersani, ospite ad Agnone del Centro studi Alto Molise e della Curia vescovile di Trivento. Un appuntamento culturale pensato per approfondire con una «mente libera» i temi della disuguaglianza sociale.
Singolare, secondo alcuni, la scelta della Curia di invitare a relazionare sulla delicata questione non un sacerdote di quelli alla don Ciotti, tanto per capirci, o lo stesso don Alberto Conti, direttore diocesano della Caritas, quelli che lottano in trincea le disuguaglianze sempre più accentuate nella società, in mezzo agli ultimi, ma appunto un politico di professione, un più volte ministro della repubblica che nel corso della sua lunga carriera politica avrebbe potuto fare molto di più per risolvere o tentare di rimuovere quei parametri che sono fonte di differenze anche sensibili tra cittadini diversi per estrazione sociale, culturale o meramente territoriale.
Perché è del tutto evidente che c’è disuguaglianza di trattamento, solo per restare ai casi locali, tra le prestazioni sanitarie di chi vive a Bologna, Roma o Milano, ma anche Pescara, e chi invece ha costruito il suo progetto di vita ad Agnone, a Castelverrino o a Pescopennataro.
«Io credo che nei paesi sviluppati come il nostro, ciò che fa uguaglianza sono alcune cose basiche: il lavoro, che sia dignitoso e ben retribuito; sistemi universalistici nell’accesso ai beni comuni, quindi la salute, l’istruzione, cioè se davanti ad un problema di salute non c’è il povero o il ricco, allora c’è uguaglianza; e assieme a questo una fiscalità progressiva, chi ha di più deve dare di più, e una fiscalità generale, cioè a parità di reddito comunque ottenuto si paga lo stesso contributo. E allora non puoi pensare che la povertà è di quelli che stanno sul divano. Io vedo le file davanti alla Caritas, non davanti a poltrone e sofà». Lavoro, sanità e istruzione, carenze croniche nell’Alto Molise e negli altri territori marginali della penisola, dove è più difficile studiare, essere curati, fare impresa e addirittura spostarsi e muoversi. Interessante il passaggio, proprio su queste tematiche, relativo alla cosiddetta autonomia differenziata, ipotesi progettuale auspicata e promossa dal ministro Calderoli e portata avanti dal Governo centrale in carica.
«Bisogna chiedersi, ma noi vogliamo davvero uno Stato arlecchino? – ha spiegato l’ex ministro Bersani – Perché quella proposta lì non c’è in nessuna parte del mondo, né negli Stati federali, né in quelli unitari. Non esiste nessuno Stato federale in cui ogni componente o ogni regione assume le competenze che vuole. Ma vogliamo scherzare? Questo è il disfacimento di uno Stato unitario». Inevitabile un passaggio in vista dell’imminente tornata elettorale delle regionali in Molise: «La destra cosa ha di più? Ha un Governo in carica a Roma, e soprattutto ha una coalizione. Il resto dei partiti devo avere una opposizione seria, che voglia diventare governo, e una coalizione». Un appello a serrare i ranghi, dunque, per il mondo del centrosinistra che invece troppo spesso va avanti con inutili divisioni e si presenta all’elettorato diviso e frammentato.
Francesco Bottone