• News
  • Cacciare per procurarsi il cibo, De Chirico sbotta: «Legittimato il Far West»

    «Certo che l’Ordinanza regionale 25 di ieri, 2 maggio, è tutta un programma. Non posso esimermi dal commentarla, perché questo atto appare una perla nazionale più unica che rara. È l’ordinanza con cui Toma ha messo nero su bianco la riapertura, da oggi, della stagione venatoria, con un atto immediatamente esecutivo nonostante il Dpcm richiamato entri in vigore il 4 maggio.

    Il consigliere De Chirico

    E nonostante il calendario venatorio copra abitualmente un periodo che va da metà settembre a metà febbraio, se consideriamo tutte le specie. Guardate voi cosa si sono inventati Toma, e Cavaliere immagino, per favorire gli amici cacciatori. Spero sinceramente sia un errore di forma, da rettificare evidentemente, perché nessuna Regione è arrivata a tanto e la misura è alquanto discutibile. Assolutamente non si può cacciare a maggio, a meno che non si parli di caccia di selezione al cinghiale, che però viene esercitata sulla base di uno specifico Piano di prelievo, approvato dalla Regione con il consenso dell’Ispra, da selecontrollori iscritti ad Albo e abilitati previo esame e corso di formazione».

    L’assessore Cavaliere e il presidente Toma

    E’ quanto dichiara Fabio De Chirico, consigliere regionale del M5S e componente della III Commissione Ambiente e territorio.

    «In un primo momento, avevo pensato volessero ricondurre la caccia nelle attività sportive che il Dpcm del 26 aprile consente di praticare nell’intero territorio regionale, salvo misure più restrittive stabilite dalle singole Regioni. – continua De Chirico – La caccia è considerata pratica sportiva, ma è disciplinata, per ogni singola specie, da un rigido calendario venatorio che viene approvato ogni anno dalla Giunta regionale e che fa svolgere tassativamente le attività in autunno/inverno.

    Il consigliere Primiani


    Invece no, incredibilmente, non è l’attività sportiva ciò che giustifica l’adozione del provvedimento che consente da oggi “lo spostamento all’interno del territorio regionale per lo svolgimento delle attività di pesca e di caccia (ivi compresa l’attività di addestramento dei cani)”. È “lo stato di necessità” delle persone, perché secondo loro “le attività di pesca e di caccia sono finalizzate all’autoconsumo familiare e costituiscono un’estrinsecazione del diritto alla libertà alimentare, annoverabile alla pari del diritto alla salute tra i diritti inviolabili dell’individuo”. Viene praticamente legittimato il Far West visto che c’è chi ha bisogno, anzi ha il diritto, di mangiare un fagiano, un capriolo o più semplicemente un cinghiale in umido». Solo nei giorni scorsi lo stesso concetto era stato espresso, per la pesca, dal suo compagno di partito Primiani. Ora che lo dice Toma, però, e per la caccia, apriti cielo.

    «A me sembra – riprende De Chirico – che manchi un filo logico e probabilmente è giusto che Toma fornisca chiarimenti in dettaglio prima che le attività di controllo sul territorio subiscano condizionamenti. Le ordinanze di altre regioni, in modo più opportuno e soprattutto più corrispondente al decreto, hanno specificato, tra le attività sportive consentite, l’esercizio dell’attività di addestramento dei cani dei cacciatori, come richiama effettivamente anche la nostra ordinanza, ma non in maniera generica la caccia.

    A quanto leggo, il presidente dell’Emilia Romagna ha consentito dal 4 maggio, la caccia di selezione, peraltro solo in ambito provinciale e in forma individuale, ma comunque affiancando tale concessione ad altre necessità sportive come il ciclismo, l’equitazione e la pesca sportiva, non alla necessità alimentare o al “diritto inviolabile alla libertà alimentare”».

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.