Il cambio del nome da Caccavone a Poggio Sannita sarebbe avvenuto poco più di un anno fa, a cavallo tra il 2021 e il 2022; la fonte è autorevole, lo si legge infatti sulla Guida di Repubblica. Presentata come una gigantesca ed esclusiva opportunità di visibilità per il territorio dell’Alto Molise, si sta dimostrando, ad una prima analisi, solo una dispendiosa operazione, costata infatti trentamila euro di denaro pubblico, dalle dubbie ricadute positive in termini turistici.
La “Guida di Repubblica” dedicata all’Alto Medio Sannio e realizzata in collaborazione con la Strategia Nazionale Aree Interne, riceve le prime bocciature, perché infarcita di dimenticanze ed errori storici grossolani. Un danno di immagine, più che una promozione del territorio. A fare le pulci alla blasonata (?) e soprattutto costosa guida turistica è Tonino Palomba, già sindaco di Poggio Sannita e attuale consigliere comunale di opposizione, cultore della storia e delle tradizioni locali.
«La recente pubblicazione di una “Guida ai sapori e ai piaceri – Viaggio in Molise, alto e medio Sannio” , nelle due pagine dedicate a Poggio Sannita, tesse le lodi dei Babaci “idea semplice ma geniale, firmata da Fausta Mancini e Maria Porrone”. – inizia Palomba nella sua analisi – Tutti ci congratuliamo per il meritato successo dell’iniziativa, che ha dato visibilità al paese a livello nazionale e portato a Poggio frotte di turisti, suscitando l’interesse dei media, interesse suggellato anche dalla pubblicazione sulla guida di Repubblica che tratta l’argomento in maniera appropriata e puntuale. Bene anche il riferimento alla carriera e alle affermazioni sportive del fantino Mario Moavro, gloria poggese dell’ippica. Più in generale, però, – continua Palomba – nei testi riguardanti il paese e la sua storia, la guida non è stata altrettanto precisa. A cominciare da citazioni e riferimenti storici sbagliati: il cambio del nome del paese in Vinoli 1921 e Poggio Sannita 1922, anziché come riportato 2021 e 2022 (anni del centenario) ed il conseguente errato riferimento temporale ai fatti del 17 Aprile 1862 (e non una cinquantina di anni prima rispetto al 2021/22)». Alla fine hanno sbagliato solo di un secolo, ci può stare; un po’ meno considerando che il breve testo è costato alle casse comunali di Poggio ben cinquecento euro.
«Per quanto riguarda il nostro patrimonio artistico solo un generico richiamo all’organo settecentesco della chiesa Santa Vittoria, – va avanti come un treno Palomba, dopo l’attenta lettura della guida – mentre il nostro organo costituisce per la musica di genere uno strumento di fondamentale importanza, realizzato da Francesco D’Onofrio, capostipite della dinastia poggese di maestri artigiani organari affermatisi ben al di fuori del Molise, tanto che esiste un “Festival D’Onofrio” itinerante, in diversi paesi di diverse regioni. Infine, per una guida che si autodefinisce “ai sapori e ai piaceri”, la grave dimenticanza delle eccellenze del territorio poggese: olio di oliva, tartufo e miele. In particolare avrebbe meritato rilievo una produzione olearia di nicchia, ma di raffinata qualità, con la presenza in paese di due oleifici di livello. Nel solco di questa tradizione secolare, la straordinaria testimonianza dell’Antico Frantoio Iacovone, vero patrimonio storico e museo della civiltà contadina, annoverato fra le “Dimore Storiche” essendo anche casa natale di Cosmo M. De Horatiis, illustre chirurgo e medico alla corte dei Borboni, cui la guida dedica un opportuno riquadro».
E questi svarioni solo nella paginetta dedicata a Poggio Sannita…
Francesco Bottone