• Editoriale
  • Digitale: Italia al 25esimo posto Ue, urge svolta culturale e strutturale

    L’Italia non è un paese per digitalizzati: lo sostiene la classifica UE, secondo la quale la Penisola occupa soltanto il 25esimo posto in quanto a digitalizzazione. È un problema perché, nonostante gli innegabili progressi fatti negli ultimi anni, evidentemente non è stato fatto abbastanza. Va infatti detto che, se da un lato è migliorata la diffusione della fibra ottica sul territorio, dall’altro le competenze digitali degli italiani rimangono ancora sotto la media. Inoltre, fa specie che l’Italia secondo il report di DESI abbia fatto meglio solo di tre nazioni.

    Migliorare la digitalizzazione: il punto di vista culturale

    Per prima cosa emerge la necessità di migliorare la digitalizzazione intervenendo da un punto di vista culturale. Cosa dovremmo fare per mettere in moto questa macchina? Intervenire sui cittadini e sul loro know how in termini di digitale: ovvero aiutarli ad aumentare le proprie competenze relative all’argomento. Per fortuna, ad oggi l’Unione Europea ha lanciato alcune iniziative per andare incontro a questo problema. Si parla, nello specifico, dell’European Digital SME Alliance e dell’ Agenda per le Competenze, lanciata a fine 2016: iniziative aventi lo scopo di formare digitalmente i cittadini europei, per prepararli al lavoro dotandoli delle digital skill richieste dal mercato e dalla società di oggi. Naturalmente le iniziative volte alla digitalizzazione dei cittadini sono molto più numerose e includono anche il famoso ECDL e i corsi di formazione di Google.

    Come migliorare la situazione sotto il lato tecnico?

    In quanto a dotazione tecnologica, l’Italia non è messa male: l’88% dei cittadini possiede almeno un device tecnologico, fra smartphone e computer, mentre l’85% degli italiani ha una connessione a Internet. Il potenziale c’è, ma bisogna indubbiamente muoversi per poterlo sfruttare meglio: il che – tradotto – significa trovare delle misure per aumentare ancor di più accesso al web e conoscenza dei sistemi digitali. Nel frattempo, chi non dispone ancora di queste strumentazioni dovrebbe cominciare a familiarizzare con esse: come? Prendendo in considerazione le offerte degli operatori telefonici, per accedere al digitale ma a costi bassi. Ad esempio, in tema di connessione, ci si può rivolgere a operatori che presentano in alternativa un abbonamento solo Internet come questo qui, per godere di un ulteriore abbattimento dei costi.  Lo stesso vale per i dispositivi come smartphone, pc, tablet, molto spesso venduti in offerta nei negozi di elettronica

     

    Cosa fare da un punto di vista infrastrutturale?

    Il lato infrastrutturale è quello che vede l’Italia seguire i piani prefissati dall’Agenda Digitale Europea: in tal senso, negli ultimi anni il nostro Paese si è dato una mossa, cercando di porre rimedio al ritardo accumulato. Nello specifico, entro la fine del 2018 la copertura della banda ultra larga dovrebbe arrivare al 79% delle unità abitative italiane: entro il 2020, invece, si arriverà ad una copertura totale del territorio con la connessione a 30 Mbps. Dove intervenire? Sulla connessione a 100 Mbps, ancora insufficiente, per la quale il piano previsioni 2020 (53% della popolazione) non basta. È il MiSE che sta cercando di fare pressioni sui player, affinché si possa arrivare ad una copertura pari all’85% entro il 2020.

     

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