La Polizia di Stato di Agrigento, su delega della Squadra Mobile di Campobasso, ha eseguito nella mattinata una ordinanza di aggravamento della misura cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Campobasso su richiesta del Procuratore della Repubblica dott. Nicola D’Angelo, a carico di B.N., classe 1999, già tratto in arresto dalla Squadra Mobile in esecuzione di misure cautelari in data 25 maggio 2019 per furti in concorso con altro, e in data 19 giugno 2019 per altri furti in concorso con altro.
Si ricorderà che B.N. si era sottratto all’esecuzione della prima ordinanza di misura cautelare, rifugiandosi a Favara, (AG). Era stato accusato di furto aggravato in concorso con altro, per essersi introdotto il 26 marzo 2019 all’interno di un garage di via Jezza, forzando la saracinesca, impossessandosi di diversi attrezzi da lavoro e apparecchiature elettroniche; inoltre di furto aggravato in concorso con altro, consumato il 10 aprile 2019 presso un negozio di telefonia sito in Corso Bucci, allorché, dopo aver distratto l’addetta alle vendite, si impossessava di un costoso telefono cellulare. Per questi fatti il gip lo aveva collocato agli arresti domiciliari.
Nell’ordinanza eseguita il 19 giugno 2019, B.N. era accusato di furto aggravato commesso il 22 aprile 2019 all’Istituto comprensivo Jovine di Campobasso, quando, introducendosi all’interno dell’edificio si impossessava di un computer portatile e di uno scanner, apparecchiature che abbandonava subito dopo aver commesso il furto a seguito dell’inseguimento della Volante della Polizia di Stato. Inoltre del furto aggravato delle chiavi di una vettura, sottratte ad una vicina di casa introducendosi nella sua abitazione, utilizzate poi per rubare, in concorso con altro l’autovettura per poi utilizzarla per recarsi a San Severo al fine di acquistare sostanza stupefacente, abbandonandola in quel Comune. Del reato di estorsione aggravata in concorso con altri, perché al fine di trarre un ingiusto profitto, mediante reiterate minacce di un male ingiusto, costringevano la proprietaria dell’auto rubata a pagare una somma di denaro al fine di ottenere la vettura medesima. Anche per questi fatti B.N. era stato collocato dal GIP agli arresti domiciliari a Campobasso, poi autorizzato su richiesta di parte a trasferirsi a Favara dove all’attualità si trovava nel medesimo stato di arresti domiciliari.
A seguito dell’esecuzione della misura cautelare del 19.06.2019, pur avendo il GIP inibito all’arrestato di comunicare con terzi con qualunque mezzo, lo stesso, in concorso con la madre, contattava la vittima del furto dell’auto minacciandola nuovamente di un male ingiusto, cercando di intimidire la parte offesa a cambiare versione dei fatti a loro favore.
Il GIP ha quindi ritenuto che la misura in essere è inadeguata a fronteggiare il rischio di reiterazione del reato di estorsione, che la condotta susseguente è sintomatica di una volontà dello stesso di non osservare le prescrizioni impostegli con il provvedimento applicativo della misura e non consente di formulare una prognosi favorevole in ordine al futuro rispetto delle prescrizioni di un regime cautelare meno afflittivo, quale appunto anche il regime di detenzione domiciliare e pertanto ne ha ordinato l’arresto con custodia cautelare in carcere.
B.N. veniva condotto nel carcere di Agrigento a disposizione dell’A.G.
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