Gli italiani guadagnano in media meno di 20 anni fa, con i salari e la ricchezza della popolazione in eta’ lavorativa scesi sotto i livelli del 1995, prima dell’ingresso nell’euro. Lo afferma il Fmi nell’Article Iv sull’Italia, sottolineando che i redditi pro-capite torneranno a livelli ai livelli pre-crisi solo fra un decennio. La quota degli italiani a rischio poverta’ e’ aumentata al 29%, con un picco del 44% al Sud, mette in evidenza il Fmi. In questo quadro ”l’emigrazione dall’Italia resta elevata”.
L’economia italiana sta sperimentando il ”terzo anno di moderata ripresa economica”. Il Fmi sottolinea che anche se la ripresa e’ prevista continuare ci sono ”significativi”. Fra questi ”l’incertezza politica, possibili ostacoli al processo di riforma, fragilita’ finanziarie e una rivalutazione del rischio di credito durante la normalizzazione della politica monetaria”. Dopo il +0,9% del 2016, il Fmi prevede un pil al +1,3% per il 2017 e all’1,0% nel 2018.
La crescita lenta e la crisi si sono fatte sentire soprattutto sui lavoratori e sui giovani, fra i quali il tasso di disoccupazione e’ ”molto alto”, al 35%. Il Fmi invita il Belpaese a migliorare la contrattazione salariale. ”Allineando i salari alla produzione per lavoratore a livelli aziendale invece che a livello nazionale si tradurrebbe in un aumento del 4% del numero degli impiegati”. Il Fmi, prevedendo un tasso di disoccupazione in calo all’11,4% nel 2017 e all’11,0% nel 2018.
Agli Usa, benefici da mantenere mercati aperti – Gli Stati Uniti ”beneficiano dal mantenere aperti i loro mercati”. Lo afferma il Fmi nell’Article Iv per gli Usa, entrando cosi’ nel dibattito sulla revisione degli accordi commerciali alla quale punta il presidente americano, Donald Trump. ”C”e spazio per modernizzare gli accordi commerciali, incluso il Nafta, in modo che si traduca in benefici per tutti i partecipanti”.