PUBBLICHIAMO molto volentieri la replica di Stefano Silvi di Castelguidone all‘editoriale provocatorio di Bottone sul fenomeno virale Ice bucket challenge.
Mi sento in obbligo di scrivere due righe su quanto accaduto e, soprattutto scritto, in merito alle secchiate d’acqua fredda distribuite un po’ a caso fra la gente del ridente paesino dell’alto vastese i giorni scorsi…
Concordo appieno col primo cittadino quando, dopo la secchiata e la dichiarazione della raccolta fondi, si esprime in merito alle nomination alcooliche molto diffuse lo scorso anno sui social network tra preadolescenti: “Qualora dovessero nominarvi su Facebook ricordate che è meglio una secchiata d’acqua gelida che un bicchiere di birra scolato d’un sorso”.
Lo scopo educativo che, omeopaticamente, prende spunto proprio da episodi video diffusi in rete e diffusi tra i dodicenni di mezzo mondo, credo sia meritevole…
A questo si aggiunga un piccolo, a mio modo di vedere, paradosso di ordine socio politico: “o doni 100$ o ti tiri una secchiata d’acqua ghiacciata in testa” questo all’inizio il messaggio della SLA ice bucket challenge, iniziativa originariamente diffusa tra i VIP e i potenti di mezzo mondo ai quali 100$ evidentemente non mancano; riportato il discorso in una terra dove la disoccupazione, l’emigrazione, lo spopolamento dei paesi montani è vieppiù pressante, credo sia, appunto, paradossale.
In maniera tutt’altro che goliardica e cialtrona si è pensato di, da una parte, consentire a chiunque di poter fare una donazione, seppur piccola. Dall’altro concedere visibilità “social” e, al limite, riderne insieme.
Al contempo (grazie ai media che tempestivamente c’illuminano d’immenso) alcune autorevoli testate hanno iniziato a far le pulci al fenomeno, hanno cioè scoperto che alcuni VIP, tramite tale iniziativa benefica, sono riusciti a farsi autopromozione a costo quasi zero (i famosi 100$)…
Abbiamo quindi fatto uno più uno e pensato di espandere all’intero paese il “virus” dell’acqua fredda, chiedere un piccolo contributo (secondo coscienza e portafoglio), coinvolgere il Comune e la Proloco al fine di girare e montare un piccolo video promozionale, una sorta di spot per il paese tutto, che avrebbe poi girato in rete e diffuso il verbo castelguidonese proprio come qualsiasi altro fenomeno “viral”.
Ci è parso giusto unire perciò la secchiata eclatante (e ripresa a video) assieme alla donazione, una piccola deviazione dall’intento originario, onorevole ma un tantino elitario, mi si conceda.
Onestamente bisogna però ammettere che un po’ l’adrenalina, l’acqua gelida o la coscienza pulita propria di chi sta compiendo un’azione filantropica, a suo modo di vedere, ci ha allontanati dalla giusta osservazione fattaci da Bottone sull’eco dell’alto molise, ossia ” dovevate proprio usare preziosa acqua allo scopo?”
Che dire?
Non ci reputiamo insensibili al problema della carenza idrica che si può riscontrare nella regione più ricca d’acqua del continente, gestita da privati, data in pasto a una multinazionale con sede legale in Olanda. Facciamo mea culpa, un po’ meno però di chi dovrebbe cospargersi il capo di cenere a seguito del voto espresso in cabina elettorale, a suo tempo (IMHO).
In un modo o nell’altro siamo sempre riusciti a risparmiare ed evitare sprechi inutili con docce superflue e lunghisssssssime e la macchina non la laviamo proprio (siamo decisamente riconoscibili sulla Trignina, noi turisti consapevoli) eppure,
eppure
stavolta c’è sfuggito il quid
ciò che avrebbe, e che ci ha in definitiva, potuto fotterci.
Diciamo che nel nostro cuore abbiamo fatto successivamente due conti, le risorse idriche razionate non consentono comunque di discriminare tra acque potabili e non potabili, la stessa acqua che serve per dissetarsi è usata nei campi, 200 litri d’acqua trasformata dall’opra umana significano nel tempo una decina di chili tra zucchine e pomodori, un prezzo che ci pare equo, a posteriori, per un messaggio educativo rivolto ai giovani, una raccolta fondi per una giusta causa e uno (piccolo) spot pubblicitario per un paese che meriterebbe altro da pale eoliche e polemiche inutili.
Ferma restando la mia stima e considerazione nei riguardi del Bottone, mi azzardo a condividere uno stato d’animo, un sentire più o meno comune, con parole misurate…con questo non voglio dire che non sia amareggiato o rammaricato per quanto accaduto; è solo un modo per dimostrare ai maldicenti che quella che ho davanti non è pancetta bensì buddità, sarei, cioè, potuto essere moooolto più cattivo e pungente. Ma al fuoco sull’acqua gelida credo, a freddo, sia preferibile gettare acqua e non idrocarburi.
Voglio chiudere quest’accozzaglia di considerazioni sconsiderate con un’ennesima provocazione:
sapevate che per fare un litro di cocacola ci vogliono dieci litri d’acqua? La prossima volta che organizzate un party per la comunione o il compleanno dei vostri figli, tenetelo a mente.
…donate per la ricerca e chiudete quel ca##o di rubinetto quando v’insaponate la faccia prima del rasoio.
Stefano Silvi
Caro Stefano Silvi, conosco te e gli altri partecipanti alla doccia fredda in pubblica piazza, come persone intelligenti, ma soprattutto controtendenza, mai inclini alle mode, come pecore nere che si distinguono dal gregge belante, come salmoni che risalgono la corrente invece di assecondarla a lasciarsi trasportare. E vi conosco come persone sensibili e attente alle tematiche ambientali, alla tutela delle risorse. Per questo motivo sono rimasto perplesso dopo aver visto quelle secchiate, quelle sì gratuite e fastidiose, ancor meno accettabili quando il paese è con l’acqua razionata. Tra l’altro, permettimi di precisarlo per l’ennesima volta, le due cose, cioè la secchiata e la donazione per la Sla erano e sono esattamente alternative l’una all’altra. Se non si dona per la ricerca, allora e solo allora si prende la secchiata in faccia. O sbaglio? E allora, perché sprecare acqua potabile di cui siete a corto, quando avete già donato per la ricerca? Mi sarei aspettato da voi un qualcosa di più originale, come avete sempre fatto in e per il paese.
Francesco Bottone
PS: Come sai non bevo cocacola e non mi faccio la barba almeno dal 1996.