Il Molise è la seconda regione d’Italia per dispersione idrica: il 47,2% dell’acqua immessa in rete nel 2012 non è arrivata agli utenti finali e, di fatto, è andata dispersa. La percentuale registrata due anni fa è in crescita rispetto al 2008 (43,9%); il dato è superiore alla media nazionale (32,1% nel 2008 e 37,4% nel 2012). E’ quanto emerge dal Censimento delle acque per uso civile diffuso oggi dall’Istat.
Nel 2012 il volume complessivo di acqua prelevata per uso potabile è pari a 9,5 miliardi di metri cubi, con una crescita del 3,8% rispetto al dato censito nel 2008.
Il 30,6% dell’acqua prelevata esce dai trattamenti di potabilizzazione, per un totale annuo di 2,9 miliardi di metri cubi.
Il volume immesso nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile è pari a 8,4 miliardi di metri cubi, 385 litri al giorno per abitante. Il valore risulta superiore del 2,6% rispetto a quanto registrato nel 2008.
Il volume erogato agli utenti è di 5,2 miliardi di metri cubi, che corrisponde a un consumo giornaliero di acqua pari a 241 litri per abitante, 12 litri al giorno in meno rispetto all’ultimo dato censito nel 2008.
Nel complesso, le dispersioni delle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile ammontano a 3,1 miliardi di metri cubi. Pertanto il 37,4% dei volumi immessi in rete non raggiunge gli utenti finali. Si registra un peggioramento rispetto al 2008, quando le dispersioni di rete erano del 32,1%.
Gli impianti di depurazione delle acque reflue
urbane sono 18.786, di cui 18.162 in esercizio. Al
Nord si concentra il maggior numero di impianti di
depurazione.
Gli impianti di depurazione con trattamento
avanzato, pur rappresentando soltanto il 10% degli
impianti complessivi, trattano più del 60% dei carichi
inquinanti convogliati nei depuratori delle acque
reflue urbane. Nella maggior parte dei casi tali
impianti sono a servizio dei grandi centri urbani. Al
Sud e nelle Isole è più alta la percentuale di impianti
con trattamento almeno secondario.
Aumentano le dispersioni di acqua nelle reti comunali di distribuzione
Non tutta l’acqua che viene immessa in rete arriva agli utenti finali. Sebbene l’efficienza
dell’infrastruttura della rete idrica costituisca un’esigenza diffusa e ormai improrogabile, le
dispersioni continuano a essere persistenti e gravose.
Nel 2012, infatti, le dispersioni di rete – calcolate come differenza percentuale tra i volumi immessi
ed erogati – ammontano al 37,4%, in aumento rispetto al 2008 (32,1%).
In alcuni casi, i volumi di acqua immessi sono superiori a quelli effettivamente necessari, al fine di
garantirne il livello di consumo. Ciò, in parte, è dovuto a dispersioni considerate fisiologiche e
legate all’estensione della rete, al numero degli allacci, alla loro densità e alla pressione
d’esercizio. Le dispersioni sono, inoltre, derivanti da criticità di vario ordine: rotture nelle condotte,
vetustà degli impianti, consumi non autorizzati, errori di misura. Tale situazione permane
nonostante negli ultimi anni diversi gestori del servizio idrico si siano impegnati a cercare di garantire un elevato livello di qualità nella misurazione dei consumi e un più assiduo monitoraggio
del parco contatori, la cui eventuale obsolescenza può provocare la non corretta contabilizzazione
dei volumi erogati. In questo senso, la maggiore diffusione dei contatori, soprattutto per quanto
riguarda la misurazione dell’acqua erogata all’utente finale, ha evidenziato in maniera oggettiva
situazioni di forte criticità precedentemente non individuate.
Da segnalare, infine, che le attività di manutenzione degli impianti, a causa di una diffusa
riduzione degli investimenti nel settore idrico e – in generale – a causa della crisi economica, sono
diminuite negli ultimi anni, con inevitabili conseguenze sui volumi dispersi.
Nel complesso le dispersioni di rete ammontano a 3,1 miliardi di metri cubi: 8,6 milioni di metri
cubi persi al giorno, ovvero poco meno di 100 mila litri al secondo. Si disperdono quindi, per ogni
residente, 144 litri al giorno oltre quanto effettivamente consumato.
IL DOCUMENTO DELL’ISTAT