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  • Lo streaming è davvero il futuro del gioco online?

    Il 2020 è stato un anno di svolta per il mondo del gaming. Soprattutto a livello tecnologico. Nel meraviglioso mondo dell’intrattenimento online è arrivato un fattore destinato a cambiare le carte in tavola: lo streaming. Strettamente legato al fenomeno del cloud gaming, lo streaming dei videogiochi ha riscosso un successo immediato e molto probabilmente diventerà un cardine futuro del settore. Ma sarà davvero così? E quali sono le criticità emerse fino ad adesso o che potrebbero emergere in futuro? Proviamo a capirlo.

    Con il termine di “gioco in streaming” si intende un titolo che non gira “fisicamente” su un device che abbiamo a disposizione ma che è attivo su un server e ci viene ritrasmesso in diretta. Più o meno lo stesso concetto delle piattaforme di streaming video ma applicato ai videogiochi. Se ci pensiamo si tratta di una vera e propria rivoluzione che potrebbe rendere superfluo l’acquisto di una console o di un pc di prestazioni elevate. Per giocare in streaming, in linea teorica, dovrebbero bastare una semplice connessione a internet e una periferica esterna (una tastiera o un joypad). Ma allo stato attuale delle cose è davvero così?

    I primi passi sono stati mossi. Lo streaming ha già iniziato a cambiare anche un mondo che sembrava “intoccabile” come quello dei casinò online. Oggi, una volta selezionato il bonus casinò e completata la registrazione sulla piattaforma basta accedere alla sezione live per iniziare a giocare in diretta streaming con avversari sparsi in ogni angolo del globo. E molto probabilmente in futuro potrebbe arrivare anche un ulteriore passo in avanti. La realtà virtuale promette molto in tal senso e il suo ingresso in pianta stabile nelle sale da gioco virtuali è destinato a garantire esperienze di gioco sempre più immersive e in “real time”.

    Nel frattempo sono nate moltissime piattaforme che permettono di giocare in streaming su cloud. Google Stadia e GeForce Now sono state le prime, seguite a ruota da Playstation Now e xCloud. Il loro funzionamento è semplice. Basta sottoscrivere un abbonamento mensile o annuale per avere a disposizione una enorme libreria di giochi con cui divertirsi.

    All’apparenza è tutto semplicissimo e bellissimo, e soprattutto economico. Ma un cambiamento di tale portata apre il dibattito su problematiche tutt’altro che banali. Sulle carta le potenzialità delle piattaforme di streaming sono eccezionali e il prezzo competitivo degli abbonamenti potrebbe mettere a rischio l’esistenza stessa degli hardware presenti sul mercato. Le infrastrutture di rete attualmente presenti, però, non consentono di sfruttare al massimo le possibilità offerte dal cloud.

    Il problema principale è l’utilizzo della banda larga e il bisogno imprescindibile di avere una rete internet molto potente per supportarla. Proviamo a fare qualche esempio. Se siamo iscritti a Google Stadia e vogliamo giocare in Full HD da smartphone abbiamo bisogno di circa 12,6 GB all’ora. Oppure di 4,5 GB se abbassiamo la qualità grafica a 720p. Una quantità di dati decisamente alta e che quasi nessuna delle reti a nostra disposizione riesce a supportare senza soffrire. E insieme alla quantità serve la velocità per evitare fastidiosi problemi di lag o latenza che minano la qualità dell’esperienza di gioco. A maggior ragione se parliamo di e-sports e videogiochi competitivi in cui le prestazioni devono essere di altissimo livello.

    Questioni che fin qui hanno frenato la diffusione capillare del cloud gaming. A maggior ragione in Italia dove la situazione è decisamente disomogenea per quanto riguarda le infrastrutture di rete. Da un lato abbiamo le grandi città con la loro fibra FTTH che garantisce una perdita di dati quasi irrisoria o nulla. Dall’altra c’è una moltitudine di paesini e cittadine in cui la fibra non è ancora arrivata o in cui i problemi sono all’ordine del giorno. Per una effettiva entrata in scena dello streaming nelle case di tutti servono decisi passi avanti in tal senso. Probabile che l’arrivo del 5G possa rappresentare la vera svolta.

    Tuttavia è ancora presto per dare per scontata l’estinzione delle console. Al di là degli aspetti tecnici, cloud gaming e dispositivi fisici, rispondono a esigenze diverse. Da un lato abbiamo un modo di giocare strettamente legato a fattori esterni come appunto le connessioni o le librerie dei giochi disponibili nelle varie piattaforme. Dall’altro abbiamo esperienze di gioco più rilassanti e più “personalizzabili”. È quindi molto probabile che i due settori siano destinati a convivere fianco a fianco per i prossimi anni.

    Al momento la situazione è più o meno questa. Ma nuovi attori stanno entrando nella partita dello streaming dei videogiochi e sono destinati a sparigliare le carte in tavola. A luglio 2021 Netflix ha annunciato che metterà a disposizione la potenza della sua piattaforma per il gaming. La notizia è stata data in occasione della presentazione degli introiti aziendali relativi al secondo trimestre del 2021 e ha fatto decisamente scalpore.

    Ma non solo. Per giocare in streaming su Netflix non serviranno neanche abbonamenti aggiuntivi. Sarà sufficiente quello già sottoscritto per i servizi video.

    E a distanza di appena un mese dall’annuncio sono arrivati i primi due videogiochi: “Stranger Things: 1984” e “Stranger Things 3”. Sono gli spin off della fortunatissima serie televisiva e attualmente sono disponibili in forma sperimentale solo in Polonia ma la sfida ai grandi del gaming è ufficialmente lanciata.

    Parliamo di forma sperimentale perché non sono giochi “nativi” della piattaforma. In realtà esistono già sul Play Store. Accedendo a Netflix si viene semplicemente reindirizzati verso lo store e da lì è possibile installare i videogames. Probabilmente è solo un test dei vertici della grande “N” per capire le reali potenzialità di sviluppo del settore ma è decisamente un passo importante. Netflix è infatti il principale servizio di streaming al mondo e negli ultimi anni ha fatto incetta di esclusive e consensi. Con una potenza di fuoco del genere è difficile credere che il mondo del gaming non verrà profondamente rivoluzionato.

    Fa riflettere anche la scelta di Stranger Things come titolo apri-pista. Segnale che molto probabilmente il  target scelto è quello dei Millennials, già abituati allo streaming e più pronti a recepire i cambiamenti in atto nel mondo dell’intrattenimento.

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