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  • Mulattiera ex Istonia dissestata, gli automobilisti inferociti: «Su questa strada non ci possono passare nemmeno i maiali»

    «Siamo in totale abbandono e questo è il risultato dello spopolamento: siamo pochi, esprimiamo pochi voti e quindi contiamo poco nelle stanze del potere». E’ l’amaro commento di un automobilista in transito sulla ex statale Istonia, universalmente nota con il nomignolo di “mulattiera”, cioè il tronco viario che collega l’Alto Molise all’Alto Vastese.

    «Siamo pochi, esprimiamo pochi voti e quindi contiamo poco»

    Una strada prima statale, poi declassata a provinciale e sostanzialmente abbandonata, senza alcuna manutenzione per decenni, che alla fine è divenuta strategicamente importante perché, di fatto, unica alternativa viaria di collegamento tra due regioni e due province dopo l’inopinata chiusura al traffico del viadotto “Longo”, quello sul Sente che unisce le due sponde da Belmonte del Sannio a Castiglione Messer Marino.

    I riflettori sullo stato di abbandono della ex statale Istonia si sono riaccesi, in questi giorni, in seguito, guarda caso, alla pubblicazione su queste colonne di un reportage fotografico che mostra gli evidenti e incontrovertibili segni del degrado del manto stradale e della oggettiva pericolosità di quel tronco viario gestito, si fa per dire, dalla Provincia di Chieti per un tratto e dall’omologo ente pentro guidato da Daniele Saia per la parte restante, quella che sale in Alto Molise, appunto, fino al bivio di località Secolare per poi proseguire oltre. E’ proprio il tratto in quota quello più ammalorato, dove ci sono dei veri e propri «crateri da impatto», cioè delle buche talmente grandi e profonde che sembra quasi siano state causate dalla caduta di meteoriti dagli spazi siderali.

    «Questa è davvero una mulattiera»

    «La situazione su questa strada è veramente scandalosa. – commenta ai microfoni della troupe Rai intervenuta dopo il nostro primo articolo un altro automobilista pendolare – Questa è davvero una mulattiera, non ci sono altri termini per descriverla. Ci sentiamo davvero abbandonati. Noi che viviamo qui siamo costretti a percorrerla tutti i giorni, anche più volte al giorno, in queste condizioni. Per chi fa avanti e indietro su queste strade è davvero sempre più difficile restare in queste zone».

    Non solo il manto stradale “bombardato” e costellato da continue crepe e avvallamenti, ma anche la segnaletica orizzontale, le famose strisce su quel che resta dell’asfalto, completamente assente, per non parlare delle barriere di protezione, nella quasi totalità dei casi divelte e pericolanti, a rappresentare un ulteriore motivo di pericolo più che protezione. Condizioni disastrose, dunque, rispetto alle quali le due Province, quella di Chieti e quella di Isernia, fanno finta di niente, come se l’incolumità degli automobilista su quel tronco viario di fondamentale importanza per l’economia di zona non fosse un loro problema.

    «Su questa strada non ci possono passare nemmeno i maiali»

    «Su questa strada non ci possono passare nemmeno i maiali. – denuncia in video un altro fruitore di quel tratto, un allevatore di zona – Ogni dieci metri c’è una buca e se riesci ad evitarla prendi per forza quella dopo, inevitabilmente. Siamo sempre più isolati, questa è la verità dei fatti». Una verità, vissuta e sperimentata dai residenti e dagli utilizzatori di quella “mulattiera” in odore di essere ri-statalizzata, che cozza in maniera stridente con le politiche, o meglio gli annunci delle due Province. Secondo i due presidenti Francesco Menna per il Chietino e Daniele Saia per Isernia, gli enti sono impegnati, con continui stanziamenti, nel miglioramento e messa in sicurezza dell’intera rete viaria provinciale. Le parole presidenziali, tuttavia, non trovano riscontro nella realtà oggettiva e verificabile su quella strada e le parole di sdegno e di protesta degli automobilisti lo confermano ancora una volta.

    «Il ponte è chiuso da oltre sei anni, questa strada è completamente dissestata, stiamo in mezzo ai guai» commenta amaramente un’altra automobilista che usa quella strada ogni giorno per lavoro e altri motivi. La Strategia nazionale per le aree interne che avrebbe dovuto potenziare, tra le altre cose, anche la mobilità, rendendola finalmente normale per un paese civile e soprattutto sicura, è rimasta lettera morta, utile solo per foraggiare tecnici, esperti e convegni. All’atto pratico in tutti questi anni di Snai non è cambiato nulla e forse il reale motivo è quello indicato dal primo automobilista: «Siamo pochi, esprimiamo pochi voti e quindi contiamo poco».

    La famosa logica dei numeri, che penalizza da sempre i servizi a disposizione delle popolazioni delle aree interne dell’Appennino. Cittadini di seconda classe, al di là degli annunci propagandistici dei politici e amministratori locali.

    Francesco Bottone

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