• Editoriale
  • I paisà dimenticati dai tre candidati a sindaco del Comune di Agnone

    Da direttore editoriale di un periodico per l’emigrazione, alla vigilia dalle elezioni comunali del 5 giugno prossimo, non posso esimermi dal denunciare una dimenticanza inaudita e al tempo stesso scandalosa. Leggendo attentamente i programmi elettorali dei tre candidati a sindaco del Comune di Agnone, non sono riuscito a trovare uno straccio di appunto, una semplice frase, una manifestazione di interesse che riguardasse i nostri emigranti. Migliaia e migliaia di persone sparse nel mondo, dimenticate come oggetti insignificanti, ma che al tempo stesso, hanno portato, e continuano a farlo, in alto il nome di Agnone e dell’Italia nei più disparati settori. Ebbene, scorrendo i propositi, le intenzioni, le balle elettorali riportate in opuscoli o su miseri fogli A4, non sono riuscito a trovare neppure un retorico “rinsalderemo il ponte con i nostri emigranti”.

    Il che è tutto dire e dimostra l’ingratitudine nei confronti di quanti, malgrado distanze oceaniche e la mancanza di opportunità offerte, ancora oggi, tengono a cuore le sorti del paese natio. Al tempo stesso non tutti sanno che gli aventi diritto a questa tornata elettorale, disseminati in nazioni quali Argentina, Canada, Francia, Germania o Australia, sono circa 3500 e sulla carta potrebbero decidere il futuro amministrativo di Agnone nei prossimi cinque anni. Probabilmente, sicuri di un remotissimo rientro ai seggi domenica 5 giugno, i tre candidati a sindaco hanno pensato bene a non includerli nei loro programmi, salvo poi riempirsi la bocca o incensarli quando gli conviene. Così a nome personale e della redazione de l’Eco, sento il dovere di chiedere scusa a queste persone, che, in varie forme, hanno contribuito e contribuiscono al benessere di chi vive nella cittadina altomolisana. L’augurio è che l’imperdonabile dimenticanza, possa, in qualche maniera, essere riparata durante i comizi finali o meglio sarebbe con fatti concreti al momento di essere eletti.

    Una pezza che servirà a poco, ma che almeno salverebbe la faccia…

     

    Maurizio d’Ottavio

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