«Ogni parlamentare adotti un piccolo Comune», aveva annunciato urbi et orbi, giorni fa, l’onorevole Luciano D’Alfonso, in visita nella “terra di mezzo” tra Abruzzo e Molise, quell’entroterra montano che rischia di sparire a causa dello spopolamento. Un’idea, subito benedetta da Daniele Saia, che ha scatenato un interessante dibattito proprio su queste colonne. In questo filone si innesta la domanda retorica di Domenicangelo Litterio, portavoce del movimento per la difesa delle zone interne di Abruzzo e Molise, riassumibile così: «Non è già quello il compito dei parlamentari?».
«In questi giorni, – spiega Litterio – vediamo un bel movimento di proposte di contrasto allo spopolamento. Abbiamo cercato di capire di cosa si tratta e quali sono i vantaggi o i rischi che corriamo. A proposito delle cose da fare, è la politica che si deve muovere secondo gli obiettivi di sempre. Lavoro, istruzione, servizi, sanità, viabilità, istruzione, ma soprattutto l’istituzione della Cassa per le zone interne. Basta la richiesta di cinque consiglieri regionali».
Leggendo, su queste colonne, della proposta dell’onorevole D’Alfonso, al portavoce Litterio è venuto in mente questo ipotetico dibattito: «Sindaci con fascia: onorevoli, siamo disperati, privi di servizi e di diritti, abbandonati dalla politica, che dobbiamo fare? Onorevoli: non vi lasceremo morire! Vi porteremo a casa nostra, al parlamento, penseremo noi a voi, starete divinamente. Sindaci, timidamente: scusate, ma non dovevate pensarci voi anche prima, da sempre? Onorevoli: ora è diverso, vi avremo con noi, i vostri problemi nei nostri pensieri. Sindaci: finalmente! Aspettiamo le prossime elezioni o vi diamo subito la fascia? Onorevoli: no no, la democrazia prima di tutto! Ora ci prepariamo, abbiamo grossi progetti, vedrete, vedrete». Come dire, una trovata propagandistica, elettorale, come tante che si sono sentite in passato. Eppure l’idea di D’Alfonso era piaciuta anche al sindaco di Agnone, Daniele Saia, perché il progetto prevedeva una sorta di comprensorio montano da realizzare tra l’Abruzzo e il Molise appunto, con la cittadina alto molisana nel ruolo di guida naturale.
Idee e parole che non fanno breccia nel movimento per la difesa delle zone interne, guidato appunto dall’ex dirigente scolastico e docente Domenicangelo Litterio: «Comuni interni e montani in affido? Continua lo spopolamento dei Comuni interni e montani; la tendenza ad abbandonare i piccoli centri è un fenomeno generale, di ricerca delle opportunità che i piccoli Comuni non possono assicurare. L’aggravante è costituito dalla mancanza dei servizi e del lavoro. Poveri orfani del diritto, privi di ogni ragionevole aspettative a causa di scelte economiche punitive e della mancanza di iniziative politiche di riequilibrio tra le diverse zone del territorio, arriva ora la soluzione che spetta a tutti gli orfani: l’affido. Il sospetto, dicono che non va bene averne ma che qualche volta ci si azzecca, è che l’entroterra ha un sua ricchezza che va sfruttata in linea con le esigenze del globalismo finanziario per il quale ecosistema non corrotto, habitat con biodiversità vegetale e animale ormai altrove introvabili, sono pepite preziose per le nuove opportunità di benessere. – continua Litterio – Secondo questo progetto i paesi non rischiano l’estinzione ma la trasformazione in punti di gestione dei nuovi filoni di ricchezza, con l’eliminazione del patrimonio etico-culturale ancora oggi presente. Ritengo che il nostro compito, oggi, sia quello di pretendere finalmente l’attuazione del diritto costituzionale a vivere con dignità e pari condizioni ed opportunità nei nostri paesi, che dal 1946 è compito della politica a tutti i livelli, in primo luogo il Parlamento, – chiude Litterio – e contrastare iniziative che mirano a cambiare i connotati ai nostri valori e modelli di vita».