TRIVENTO – Il ruolo della Chiesa e della scuola nelle aree interne. Si è tenuto nei giorni scorsi il convegno, organizzato dalla Diocesi di Trivento, sul tema della Chiesa per la scuola nelle aree interne.
Dopo aver scattato una dettagliata fotografia dello stato attuale della formazione e dell’educazione della società, è giunto il momento delle proposte quando i partecipanti hanno avanzato proposte concrete per la realizzazione di un sistema formativo che si addice di più alle esigenze del momento.
Questo, dunque, è stato il contesto in cui si sono analizzate le reali criticità della scuola molisana perciò si sono tracciate delle linee guida per combattere i tagli all’istruzione, definiti un atto irresponsabile.
Quale futuro per la scuola molisana
Anche qui l’analisi è stata dettagliata. In primo luogo, sono state oggetto di critica le pluriclassi che dequalificherebbero la formazione. Per la scuola primaria, sarebbe opportuno introdurre il concetto di un insegnamento modulare, a tempo pieno, cinque giorni su sette.
I poli scolastici, di indubbia necessità, dunque dovrebbero diventare organizzazioni di eccellenza nelle quali dovrebbero convergere nozioni pratiche e teoriche ma, anche, conoscenze di storia locale atte a conservare e rispettare il ricco patrimonio autoctono. Infine, la logica della predominanza dei paesi più popolosi deve finire. A questo campanilismo va opposta una logica di ridistribuzione equa di centri culturali, come alcuni sindaci già stanno cercando di fare.
All’occhio del Cei, non sfugge l’annoso problema legato alla mancanza di fondi, domanda alla quale si risponde con un suggerimento chiaro ed elementare: la collaborazione di amministrazioni locali e regionali affinché si possano creare dei centri di formazione permanente che mirino all’istruzione dei cittadini di ogni fascia di età, nessuno escluso. “Se sapremo investire nella conoscenza” concludono nella relazione “miglioreremo la nostra qualità della vita; diversamente faremo fatica a sopravvivere in un mondo dagli orizzonti sempre più vasti.”
Giovanni Giaccio