«Ogni anno nel mondo l’aborto impedisce a milioni di donne già concepite di venire alla luce solo perché gli esami prenatali hanno rivelato il sesso femminile del feto. Questo dilagare di femminicidi prenatali rende oggi l’aborto tra le prime cause di diseguaglianza di genere a livello globale, perché crea uno svantaggio sociale di partenza che si traduce poi in minori opportunità e diritti», lo afferma Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia, dal Parlamento Europeo a Bruxelles, dove l’associazione sta facendo circolare un camion led di 10 metri quadrati con l’immagine di una bimba nel grembo materno e lo slogan “Uguaglianza di genere? Comincia nell’utero!“.
«Chiediamo alle istituzioni europee – continua Coghe – di promuovere a livello internazionale una forte sensibilizzazione sociale e culturale contro il fenomeno degli aborti selettivi, che trova larga attuazione in molte parti del mondo come India e Cina, dove ha causato enormi squilibri demografici tra uomini e donne. Chiediamo inoltre che l’Unione Europea adotti un piano di forte sostegno economico e sociale per aiutare le donne e le famiglie europee ad affrontare le gravidanze difficili o inaspettate, garantendo reali alternative al dramma dell’aborto».
L’iniziativa di Pro Vita & Famiglia al Parlamento Europeo segue la decisione del Comune di Roma di rimuovere i manifesti affissi in città dall’associazione in occasione dell’8 marzo, sui quali si vedeva la stessa immagine di un feto nel grembo materno accanto allo slogan: “Potere alle donne? Facciamole nascere!”. Il Comune ha ritenuto la campagna “sessista e violenta”. Pro Vita & Famiglia farà ricorso al TAR e denuncerà il Comune in sede penale per violazione delle leggi sulla stampa.