E dopo la ‘Ndocciata, annullata con un congruo anticipo per un presunto rischio epidemiologico tutto da dimostrare, Agnone rischia di perdere anche il “Prodotto Topico”.
In tempo di emergenza sanitaria anche organizzare eventi enogastronomici in grado di attrarre migliaia o decine di migliaia di persone diventa problematico. Perché i funerali si fanno tranquillamente, con tanto di scambio delle condoglianze, le spiagge sono piene, i locali anche, ma guai a pensare di mangiare qualcosa insieme, all’aperto, tra i vicoli del centro storico, senza toccarsi e mantenendo le distanze minime di sicurezza.
Negli anni scorsi il “Prodotto Topico”, manifestazione culturale organizzata dal giornalista e sociologo Orazio Di Stefano, ha fatto tappa anche in Alto Molise, ad Agnone precisamente, riuscendo ad attrarre qualche decina di migliaia di visitatori. Quest’anno, però, l’evento agnonese rischia di saltare perché l’organizzatore intende boicottare in qualche modo il Molise, visto che proprio una Prefettura molisana, in combutta con il Governatore, gli ha già vietato una manifestazione già in programma.
«Prima di organizzare le giornate topiche ci eravamo accertati della loro fattibilità, prendendo contezza dell’ordinanza del presidente della Regione, unitamente al vigente Dpcm del presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte. – spiega Orazio Di Stefano – Allo stato attuale le disposizioni delle autorità politiche non impediscono lo svolgersi di simili manifestazioni. Prima di organizzare la giornata topica a Montenero di Bisaccia (che si sarebbe dovuta svolgere sabato 25 luglio ‘20), il tecnico incaricato, in assenza di un ordinanza presidenziale regionale, ha inviato alla Regione Molise una mail. La Regione ha giustamente suggerito di “fare riferimento alle linee nazionali”. A seguito di questa risposta abbiamo chiesto l’autorizzazione al sindaco, che ci è stata concessa. Abbiamo poi chiesto il nulla osta alla Asrem, che ce lo ha concesso. Con anticipo sui tempi previsti, abbiamo ritualmente fatto comunicazione alla Questura di Campobasso, senza avere ricevuto eccezione alcuna. Il tecnico ha approntato il relativo piano sicurezza e ha fatto una riunione formativa ed informativa con i volontari di Protezione civile, che avrebbero vigilato sul rispetto del distanziamento e sull’uso delle mascherine. La sera del 23 luglio, ossia a meno di 48 ore dall’inizio dell’autorizzata manifestazione, sono stato contatto via cavo dal sindaco di Montenero, il quale mi riferiva di essere stato, a sua volta, contattato dal presidente del Molise, Donato Toma, che lo invitava a rinviare la già autorizzata manifestazione.
Il sindaco è stato contattato dalla Prefettura di Campobasso. A seguito di questa telefonata, il primo cittadino si è determinato a bloccare la manifestazione. Ci può stare che le autorità revochino provvedimenti adottati, ma lo si deve fare tenendo conto di essere in uno Stato di diritto, dove sono certi i diritti e le potestà delle autorità medesime, ma anche quelle dei cittadini. In questo caso specifico, noi cittadini ci siamo sentiti “ostaggio” non del sindaco, che è stato correttissimo nei nostri confronti, ma di taluni, che si sono adoperati per annullare la manifestazione, pur in presenza di tutte le autorizzazioni rilasciate, come, del resto è detto nell’ultima ordinanza sindacale di revoca ovvero che sarebbe stato “contattato per le vie brevi dal presidente della Giunta della Regione Molise circa l’inopportunità della manifestazione prevista per il 25 luglio 2020” e che “sempre per le vie brevi nella mattinata del 24 luglio 2020 vi è stato un confronto operativo con la Prefettura di Campobasso…”. Tutto ciò non garantisce la fattibilità, la serenità e la certezza del diritto e ci induce a ripensare al nostro programma di manifestazioni in Molise, previste il 16 agosto p.v. ad Agnone ed il 22 agosto p.v. a San Martino in Pensilis. Potrebbe accadere che anche nelle altre date si convinca un’autorità, quale è il sindaco, per le vie brevi a revocare proprie autorizzazioni per ragioni di opportunità e quindi non per oggettività, come prevedono le Leggi in uno Stato di diritto.
Se circostanze simili si ripetessero, diventerebbe ancor più evidente il nocumento materiale e morale in danno di operatori che valorizzano i prodotti regionali. Stante questa situazione in Molise, è evidente che confermeremo solo le manifestazioni in Abruzzo, dove il presidente Marsilio ha fatto una chiara ordinanza e dove i pareri vengono messi per iscritto e non per le vie brevi. Chiediamo, altresì, – chiude Di Stefano – a chi ha funzione di sindacato ispettivo nei consessi regionale e nazionale di adoperarsi per verificare se l’iter che ha portato all’ordinanza di revoca si sia svolto nell’ambito del rispetto dei diritti di tutti, compresi cittadini, consumatori e produttori, cercando di farsi spiegare perché la “persuasiva” telefonata dalla Prefettura è arrivata non già quando abbiamo noi inviato la rituale comunicazione al Questore, ma solo il giorno dopo la telefonata del Presidente Toma, che non era riuscito a convincere il sindaco».