Rapino: «Squadre di cacciatori in braccata dentro il Pnalm, ho i filmati».
Il fotografo naturalista di Lanciano ribatte alle dichiarazioni del tecnico faunistico Fioravante Serrani, denunciando la pratica della braccata in Abruzzo anche dentro le zone vietate, come il Parco nazionale e le riserve.
Scrive Dario Rapino in una nota indirizzata alla nostra redazione:
«Lo dico con l’ovvio dovuto rispetto: questa intervista conferma che il titolo di “esperti” non mette al riparo dalle scempiaggini, soprattutto quando non si è terzi rispetto all’argomento. Chi ha rilasciato l’intervista è consulente dei cacciatori. Vi sono infiniti esempi di “esperti” che, sorvolando su acquisizioni scientifiche ed empiriche ultradecennali, propugnano soluzioni disastrose sotto i profili ambientali e di conservazione. Vedasi il programma di abbattimento dei lupi, ideato addirittura dal prof Boitani, al momento bloccato per la ferma opposizione delle associazioni ambientaliste. Ma un merito va comunque riconosciuto a questa intervista, quello di aver alzato finalmente il velo di ipocrisia sulle vere mire dei cacciatori: ossia di estendere la caccia fin dentro i Parchi e le Riserve, dove però, guarda caso, non esiste un’emergenza cinghiali e la natura segue il suo corso naturale. Insomma i cinghiali proliferano proprio dove si caccia… una coincidenza? Solo gli allocchi possono crederlo. Peraltro, segnalo a Serrani che la caccia in braccata già è praticata da alcune squadre di cacciatori addirittura dentro il PNALM e se non ci crede gli mostro dei filmati inediti. Sarebbe più interessante sapere dal faunista la sua opinione sui ripopolamenti fatti dai cacciatori con cinghiali alloctoni, perché pare che sul punto sia stato colto da amnesia».