TRIVENTO – Sabato 9 maggio, nel salone del Seminario vescovile di Trivento, a partire dalle ore 18 ci sarà una conferenza che per titolo ha “La persona dinanzi ad alcune questioni sociali attuali”.
Ad organizzare il tutto è il responsabile diocesano del progetto culturale, professore don Settimio Luciano, che ha preso a cuore il problema delle relazioni gay, tema, così scottante che interpella le varie diversità culturali, e che in questi ultimi tempi si sta dibattendo a livello nazionale ed oltre e che lascia spesso perplessi per la novità prorompente e per la delicatezza di approccio: in cronaca recente se ne sono occupati anche i tribunali civili e le giunte municipali lamentando il vuoto legislativo.
Il dibattito sui matrimoni omosessuali e sulle adozioni viene spesso presentato come se ci fosse un’unica posizione compatta in favore e solo qualche occasionale voce che vi si oppone, ma in realtà le cose non stanno così: sono numerose e autorevoli le voci che sollevano perplessità su questa scelta.
I relatori della serata saranno i coniugi Attilio Danese e Giulia Paola Di Nicola, docenti universitari, e il sacerdote dell’arcidiocesi di Lanciano don Carmine Miccoli. Essi parleranno molto chiaramente dei valori, dei limiti, dei comandamenti, senza scadere nel terreno delle polemiche, ricordando che le vessazioni pastorali e spirituali non sono ammesse.
Vale la pena ricordare qui un brano di un’intervista rilasciata da Papa Francesco, quando era arcivescovo di Buones Aires, e che definiva il matrimonio omosessuale una regressione antropologica: “Per noi è importante la base della legge naturale che appare nella Bibbia che parla dell’unione tra un uomo e una donna. Gli omosessuali sono sempre esistiti. L’isola di Lesbo era nota perché vi vivevano donne omosessuali, ma non è mai accaduto a livello storico che si cercasse di dare loro lo stesso status del matrimonio. Gli omosessuali erano tollerati o no, ammirati o no, ma non sono mai stati messi sullo stesso livello. Sappiamo che in momenti di cambiamento memorabile il fenomeno omosessuale è aumentato, ma in quest’epoca è la prima volta che è sorto il problema legale di assimilare il rapporto omosessuale al matrimonio, e lo ritengo un antivalore e una regressione antropologica. Dico questo perché trascende il fatto religioso, è antropologico. Se c’è un’unione di natura privata, non si coinvolge né una terza parte né la società. Ora, se a quell’unione viene riconosciuto lo status di matrimonio e agli omosessuali vengono concessi diritti di adozione, potrebbero esserci dei bambini coinvolti. Ogni persona ha bisogno di un padre maschio e di una madre femmina che possano aiutarla a modellare la propria identità”.
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