Il bilancio dell’anno appena concluso mette in luce un dato preoccupante: la chiusura di sette esercizi commerciali e di un istituto bancario che si sommano alla cancellazione della partita Iva di due storici caseifici avvenuta nel 2023. Una perdita che rappresenta un colpo al cuore dell’economia locale e impoverisce il tessuto socio-economico di una cittadina che per decenni è stata considerata un faro per l’Alto Molise. La situazione di Agnone, comune simbolo delle aree interne, riflette una crisi che affonda le sue radici in due problematiche principali.
Da un lato, la migrazione delle vendite verso i grandi centri urbani e le piattaforme di e-commerce; dall’altro, la progressiva desertificazione demografica che riduce in modo drammatico il bacino di utenza. Questa combinazione rende insostenibile per molti la gestione di attività locali, schiacciate tra una domanda sempre più esigua e costi fissi difficilmente comprimibili.
“Non si tratta solo di un problema economico, ma anche sociale: la chiusura di negozi e istituzioni finanziarie priva il territorio di presidi fondamentali per la vita delle comunità”, afferma Alberto Capretti, presidente di Confcommercio Abruzzo. Un fattore determinante di questa crisi è il boom degli acquisti online, che ha avuto un impatto devastante su realtà come quella di Agnone. Secondo i dati di Confcommercio Abruzzo, nel 2024 le vendite digitali hanno registrato una crescita del 13%, con oltre 734 milioni di spedizioni in regione. Tuttavia, questo successo non genera benefici tangibili per le economie locali: gran parte dei profitti e del gettito fiscale finisce nelle mani delle grandi piattaforme globali.
Per affrontare questa crisi, secondo Capretti, è necessario agire su più fronti: ottimizzare i processi, ridurre i costi e semplificare l’esperienza di acquisto per i clienti; valorizzare l’aspetto relazionale e emozionale del commercio, differenziandosi dall’omologazione del solo prezzo; investire in formazione per acquisire nuove capacità, come l’uso di strumenti digitali e l’analisi dei dati di mercato.
Anche il contesto economico generale contribuisce alle difficoltà del commercio al dettaglio. La contrazione della domanda interna, influenzata da un ciclo economico sfavorevole e dall’aumento dell’inflazione, ha ridotto ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie. A questo si aggiunge la diminuzione della popolazione, che limita ulteriormente il bacino di utenza.
Un patrimonio da salvare – La chiusura di sette attività commerciali e di un istituto bancario ad Agnone è un segnale d’allarme che non può essere ignorato. Le aree interne rappresentano un patrimonio unico, ma senza interventi tempestivi rischiano l’abbandono. È necessario un nuovo modello di sviluppo che coniughi tradizione e innovazione, mettendo al centro la resilienza delle comunità locali.
Infine secondo il Centro Studi di Confcommercio Abruzzo, il rilancio del commercio locale passa attraverso tre priorità: canali multipli di vendita: i commercianti devono dotarsi di una presenza online e ottimizzare i processi per rendere l’acquisto più semplice e accessibile; esperienze significative: differenziare l’offerta attraverso la specializzazione, un ripensamento degli spazi e l’investimento sul personale; tecnologia e competenze: integrare il digitale nei processi senza rinunciare al valore aggiunto del contatto diretto e dell’esperienza fisica in negozio. Solo un intervento coordinato e mirato potrà garantire un futuro a realtà come Agnone, consentendo alle comunità di affrontare le sfide con strumenti moderni senza perdere la loro identità.
Il settore più colpito: l’abbigliamento – Quattro negozi di abbigliamento, tra cui Piazza Italia, un piccolo supermercato, una pescheria e un bar hanno deciso di chiudere i battenti, segnando la fine di un’epoca per il commercio di Agnone. La scena che ne deriva è desolante: luci e vetrine spente lungo il corso principale di una città che un tempo era un punto di riferimento per residenti dei centri limitrofi. Nonostante l’apertura di un parrucchiere, una trattoria e un bazar di bevande artigianali e abbigliamento cerchino di bilanciare la situazione, il saldo resta negativo, con un’offerta sempre più limitata.
La chiusura della filiale della Bper, poi, aggrava ulteriormente il quadro: l’istituto bancario ha deciso di trasferire i suoi servizi a Isernia, riducendo drasticamente la presenza bancaria in città. Agnone, infatti, in pochi anni è passata da cinque banche a una sola aperta al pubblico: la Bcc Abruzzi e Molise, mentre l’Unicredit offre solo consulenze. Lo scenario, che riflette una tendenza preoccupante, dovrebbe indurre una riflessione profonda da parte delle istituzioni e della classe politica. La questione centrale è chiara: Agnone sta affrontando una drammatica contrazione dei suoi servizi e attività commerciali, e senza interventi mirati, rischia di diventare sempre più marginale.