«Il contrasto alla violenza di genere parte dal territorio. Solo attraverso iniziative territoriali e con un lavoro di sistema si possono dare adeguate risposte in termini di sostegno e accoglienza alle donne che subiscono maltrattamenti e violenza. I centri antiviolenza, i servizi socio-assistenziali territoriali, il reinserimento sociale e lavorativo delle donne e, infine, i percorsi rivolti ai figli minori che subiscono la violenta assistita per il recupero del trauma, fanno capo agli enti territoriali e dove spesso gli operatori e le operatrici devono far fronte alle tante emergenze con pochi strumenti e senza il supporto di un’adeguatamente formazione».
E’ quanto dichiara Ornella Petillo, Segretario Nazionale Ugl Autonomie in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2022 la quale aggiunge: «I lavoratori degli enti locali che fanno capo ai servizi sociali come gli assistenti sociali, gli operatori educativi, gli psicologi insieme al personale della Polizia locale sono, il più delle volte, i primi ad intervenire su situazioni di emergenza, svolgono un ruolo di presidio e di prossimità importantissimo che troppo spesso viene sottovalutato. Per l’Ugl Autonomie è fondamentale che in ogni regione, in ogni comune ci sia sinergia con tutte le strutture che operano sul territorio per il contrasto della violenza di genere e ci sia una formazione specifica per far fronte al problema. Presupposto imprescindibile di ogni iniziativa è l’effettiva conoscenza del fenomeno, nelle sue dimensioni e nelle sue tendenze evolutive. Il Ministero degli interni, direzione centrale della Polizia Criminale, ha recentemente pubblicato il report di l’analisi dei dati raccolti a poco più di due anni dall’entrata del cosiddetto ‘Codice rosso’. Sulla base delle informazioni provenienti da tutte le Forze di Polizia, si rileva ancora un bilancio legato al fenomeno molto allarmante: dal 1°gennaio al 31 ottobre 2021 sono aumentati del 10% le violazioni dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e dei divieti di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (da 1.584 a 1.740).
Dall’entrata in vigore del Codice rosso sono stati 4.234 i casi in tutta Italia, in particolare Sicilia (585), Lazio (452), Lombardia (398), Piemonte (386) e Campania (340) sono le regioni con il maggior numero di violazioni. Il report – prosegue Petillo – è uno strumento importantissimo per combattere il fenomeno restituendo un’analisi dettagliata che unisce al monitoraggio delle nuove fattispecie di reato introdotte dal Codice rosso (tra cui la costrizione al matrimonio e il revenge porn) anche l’indagine di quelli che sono i principali reati spia, ovvero di tutti quei delitti che sono indicatori di violenza di genere come i maltrattamenti in famiglia, gli atti persecutori (stalking) e la violenza sessuale. Per un’analisi più centrata andrebbero raccolti anche i dati provenienti dalla attività della Polizia locale che troppo spesso non vengono intercettati per una colpevole sottovalutazione del lavoro svolto dagli agenti locali. Inoltre, c’è da sottolineare un altro fenomeno che non andrebbe trascurato: I lavoratori e le lavoratrici che operano in questo campo troppo spesso diventano a loro volta vittime di violenza aggressioni e minacce. Tra le lavoratrici vittime di aggressioni o violenze, quasi il 60% svolge professioni sanitarie e assistenziali. I Dati Inail – conclude Petillo – evidenziano che nel quinquennio 2017/2021 tra gli infortuni femminili in occasione di lavoro, la causa «violenza, aggressione e minaccia», rappresenta oltre il 5% dei casi codificati, circa 20.500 infortuni nell’intero quinquennio (poco più di 4.000 l’anno)».